Il ministro dell’Economia Daniele Franco annuncia la fine degli aiuti alle famiglie e alle imprese per l’emergenza coronavirus. A partire da maggio arriverà la ripresa economica. “Le misure di sostegno verranno ridotte gradualmente verso la fine dell’anno”. Tempo due mesi insomma. Forse anche meno. E a fine dicembre sarà possibile anche bloccare gli aiuti. Ce la faremo. Il ministro dell’economia Daniele Franco ne è convinto. Per lui l’attesa ripresa economica, dopo i tanti colpi subiti a causa del Covid, le famiglie e gli imprenditori finiti sul lastrico, chi a protestare in piazza e chi in fila alla Caritas, e nonostante la situazione attualmente ancora pesantissima, arriverà a partire da maggio. Tempo due mesi insomma. Forse anche meno. E a fine dicembre sarà possibile anche bloccare gli aiuti, essendo aziende e partite Iva pronte a tornare a camminare sulle loro gambe.
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La bellezza dei numeri è che stanno là, non si possono piegare, ed è sempre buffo quando qualcuno prova a invertirli come se fossero propaganda, malleabili alle bugie. I numeri della Lombardia sulla capacità di contenimento del virus e sulla capacità di vaccinazione sono sotto gli occhi di tutti, erano settimane che lampeggiavano evidenti nonostante il clan di Fontana fosse concentrato a impantanarli con quintali di fondotinta, e non è un caso che alla fine la narrazione “vincente e operosa” usata come scudo sia crollata sotto gli strilli di Bertolaso, di Letizia Moratti e infine di Fontana stesso. Una bugia non può durare per sempre: prima o poi ci si infiltrano i numeri e alla fine crolla. In Lombardia la Giunta regionale ha puntato il dito contro una partecipata voluta dalla Giunta stessa, sperando di scaricare la propria responsabilità su conto terzi. Non sta funzionando, non funzionerà e non sarà un successo nemmeno il finto pugno o di ferro di Salvini che promette punizioni esemplari che si sono risolte nella morbida richiesta ai vertici di Aria di dimettersi. Non li hanno nemmeno cacciati, questi che vorrebbero essere i giustizieri della notte: hanno detto loro “Per favore ve ne andate? Che dite? Vi sembra una buona idea?”.
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Mezza Italia si trova in zona rossa. La mappa dei colori delle Regioni potrà variare con i nuovi monitoraggi Iss-ministero della Salute che saranno diffusi nelle prossime settimane dopo Pasqua. Ma nessuna Regione italiana prima del prossimo 6 aprile passerà in fascia gialla. Questo significa che continueranno a essere in vigore norme anti Covid stringenti, con il divieto di uscire dal proprio Comune in zona arancione, mentre in zona rossa è vietato uscire da casa, anche per far vista ad amici o parenti. E naturalmente è sempre in vigore in tutto il territorio nazionale il coprifuoco notturno, dalle 22 alle 5 del mattino. Non sono consentiti assembramenti per strada, e rimane l'obbligo di mascherina in tutti i locali pubblici. Con la stretta varata dal governo si sono rafforzati anche i controlli delle forze dell'ordine. Secondo i dati del Viminale nella settimana che va dal 15 al 22 marzo le forze di polizia hanno svolto 815.089 controlli (+6,3% rispetto alla settimana precedente) per il contenimento della diffusione del virus Covid-19. Le persone controllate sono state 711.986 (+5,1%), le sanzioni amministrative per il mancato rispetto delle misure di prevenzione sono state 11.469, mentre 132 persone sono state denunciate per non aver rispettato le misure di isolamento previste dalla quarantena. Controllati inoltre 103.103 attività ed esercizi commerciali (+15,7%); i titolari sanzionati sono stati 490, 211 i provvedimenti di chiusura.
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Da mesi illustri virologi appaiono in tv per sostenere che gli anticorpi monoclonali erano “la cura” contro il Covid e che l’Italia ha perso tempo prezioso prima di approvarli. Ma non è così e la Fda americana ha sospeso l’utilizzo in vari stati in assenza di prove della loro efficacia. 1) Per curare il Covid bisognerebbe fare una sola cosa: uccidere il coronavirus. Ma poiché il coronavirus “vive” solo dentro alle nostre cellule, la cura contro il coronavirus dovrebbe uccidere le nostre stesse cellule che lo ospitano. 2) Gli scienziati della Eli Lilly erano stati espliciti: il loro anticorpo monoclonale era efficace solo se somministrato nelle prime 72 ore dall’inizio dei sintomi, e solo nei casi più lievi della malattia. 3) La FDA americana ha sospeso la somministrazione del bamlanivimab in California, in Arizona e in Nevada perché ci sono prove che questo anticorpo monoclonale favorisca la nascita e la diffusione di ceppi resistenti del virus, con una proteina spike mutata che sfugge all’anticorpo.
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Un passo in avanti e dieci indietro. Tra il caos creato con lo stop ad AstraZeneca e quello delle dichiarazioni sul vaccino da somministrare anche a chi passa per strada per non sprecare dosi, il piano Draghi per accelerare la campagna anti-Covid sembra essersi impantanato. Caos negli hub vaccinali e fuga da AstraZeneca: e il governo? Le vaccinazioni vanno a rilento, le rinunce abbondano, paradossalmente gli assembramenti si stanno creando anche negli hub vaccinali. E intanto ospedali e terapie intensive scoppiano di pazienti contagiati dal virus. Un’emergenza sanitaria e di conseguenza economica che come in un sinistro gioco dell’oca sembra riportare l’Italia al punto di partenza. Ai problemi in cui si dibatteva lo scorso anno quando il coronavirus era un mostro ancora sconosciuto e c’era tutto da organizzare. Andrà meglio, magari a breve andrà anche molto meglio, ma al momento il risultato del Governo dei migliori è tristemente questo ed è difficile dire che andrà tutto bene.
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In questi giorni ci siamo preoccupati tantissimo di alcuni effetti collaterali del vaccino COVID-19 AstraZeneca. Ma lo sappiamo che ogni volta che assumiamo un medicinale andiamo incontro a dei rischi anche gravi? Prendiamo ad esempio il BISOLVON LINCTUS gusto fragola, un farmaco per la TOSSE ed il CATARRO senza obbligo di ricetta, venduto quindi liberamente in farmacia come "medicinale di automedicazione"? Avete mai letto e preso in considerazione il suo bugiardino, cioè il foglio inserito nella confezione? Sapete cosa riporta nella sezione 4: POSSIBILI EFFETTI INDESIDERATI? Tra gli effetti indesiderati ci sono quelli NON COMUNI, che possono interessare fino ad 1 persona su 100, come quelli RARI che possono interessare fino ad 1 persona su 1.000. Per finire con gli EFFETTI NON NOTI, la cui frequenza non può essere definita.... tra cui troviamo, ad esempio, SHOCK ANAFILATTICO, angioedema, sindrome di Stevens-Johnson, necrolisi epidermica tossica, pustolosi, fin al RESTRINGIMENTO DEI BRONCHI.
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Soglia confermata a 5mila euro per le cartelle esattoriali da stralciare, ma nel periodo 2000-2010, anziché fino al 2015, e solo per chi non supera i 30mila euro di reddito. È la soluzione su cui si è trovata una mediazione per il varo del decreto Sostegni di Draghi. Il costo della misura si aggirerebbe sui 300 milioni. Draghi ammette: “Sì, è un condono”. L’accordo raggiunto prevede anche la promessa di procedere alla revisione del meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi. Una soluzione che, però, scontenta Lega e Forza Italia. Che sulla rottamazione hanno provato ad alzare la posta spingendosi a chiedere di alzare la soglia fino a 10mila euro. Ma niente paura. Da quanto si apprende, sull’accordo “al ribasso” la partita non è chiusa. E la questione sarebbe destinata a riaprirsi in Parlamento. Azzurri e leghisti non intendono mollare la presa. Inizialmente previsto per le 15, poi slittato alle 16, il Consiglio dei ministri, chiamato a varare il decreto Sostegni, è iniziato solo alle 18,30.
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Con Enrico Letta fanno 8 segretari (in 10 segreterie diverse) in 14 anni. Niente male per un partito che doveva rappresentare la virata dell’Italia in senso maggioritario. Magari verso il bipolarismo, alla ricerca della tanto agognata (ma siamo sicuri anche desiderabile?) “stabilità”. Quella che non riescono nemmeno a trovare al loro interno. Dato politico a parte, con l’ennesimo scossone il Pd non fa alcun balzo in avanti. Ritorna semmai indietro di quasi un decennio. Al 2013/2014, per essere più precisi, quando Enrico Letta sedeva sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Il Pd, insomma, punta sull’usato sicuro. Con una legion d’onore in tasca (concessa da Hollande nel 2016), a confermare – casomai ve ne fosse ancora bisogno – la sua nomea di “partito francese“.
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(7 NOVEMBRE 2011) La lista civica Brunetta – con la quale il ministro aveva concorso per diventare sindaco di Venezia alle elezioni amministrative – cambia nome a causa delle troppe assenze del ministro della Pubblica Amministrazione dall’incarico svolto nel capoluogo veneto. Doveva essere la rivoluzione copernicana contro l’assenteismo dei dipendenti pubblici, ma il primo a essere stato licenziato per scarse presenze è stato proprio il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. L’incarico minore gli è stato revocato perché troppo spesso via da Venezia – ovviamente, per gli impegni ministeriali – ma anche la lista civica “Brunetta” è stata rinominata dai suoi ex-sostenitori “Impegno per Venezia, Mestre, isole” – proprio in ritorsione al Renato assenteista. La riforma Brunetta è costata tanto ai dipendenti pubblici: storiche sono le uscite del ministro Brunetta contro i “fannulloni” della Pubblica Amministrazione, contro i precari guidati da Maurizia Russo Spena (definiti “la peggiore italia) e anche contro i magistrati “rossi” – da punire con i tornelli all'entrata dei tribunali.
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Il segretario del Pd interviene su Twitter contro il leader della Lega, difendendo i ministri dem. E rispunta anche il Mes. Calenda: "Non mi è piaciuta la risposta di Draghi". Il segretario del Pd Enrico Letta va all'attacco di Matteo Salvini dopo lo scontro di ieri nella maggioranza sul tema della rottamazione delle cartelle esattoriali. Scontro che ha visto unito l'asse Lega-M5S, favorevoli a un condono totale, contro Pd e Leu propensi a un intervento più misurato. "Molto bene - scrive Letta su Twitter - Il #DecretoSostegni interviene su salute, scuola, turismo, cultura e aiuta lavoratori e imprese. Bene #Draghi. Bene i Ministri. Male, molto male che un segretario di partito tenga in ostaggio per un pomeriggio il cdm (senza peraltro risultati). Pessimo inizio #Salvini".
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No, dài, sarà uno scherzo, non può essere vero. La maggioranza di extralarge intese impiega due mesi a fotocopiare e ritoccare il dl Ristori scambiandolo per nuovo solo perché lo chiama Sostegni; e poi, proprio sul filo di lana, si blocca per altre 3 ore. Il Governo dei Migliori litiga su un condonetto come un qualsiasi governo dei peggiori. Il premier Migliore convoca la stampa per la prima volta in un mese alle 17.30 e poi si presenta alle 20 col favore delle tenebre e a favore di tg, come il Conte Casalino (avvertire Mieli). Intanto il suo staff s’arrampica sugli specchi delle nuove misure anti-Covid (al posto del decreto Draghi e del Dpcm Draghi in scadenza il 6 aprile) per trovare strumenti normativi diversi dal Dpcm: sennò poi dicono che è tutto come prima e Cassese s’incazza (e, tra i Cassesi che s’incazzano e i giornali che svolazzano, sono cassi). Così si pensa a un secondo decreto. Ma c’è un problema: essendo impossibile convertire in legge il primo dl Draghi entro il 6, farne un secondo che assorbe e supera il primo significa impedire al Parlamento di discutere il primo e passare al secondo, sempreché si faccia in tempo a discutere il secondo prima che sia sostituito dal terzo, ad libitum. Perciò il governo dei peggiori faceva un decreto e poi vari Dpcm attuativi, illustrandoli al Parlamento ogni 14 giorni. Cosa impossibile coi dl perché, prima che ne venga convertito uno in 60 giorni, ne arriva un altro al posto, e poi chi lo sente Cassese?
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Dopo un anno di insulti al governo Conte e al Comitato di esperti chiamato a dare suggerimenti scientifici per uscire dalla pandemia, ora che al timone c’è Draghi la Lega ha preteso di fare entrare la politica lì dove dovrebbe pronunciarsi solo la medicina e – a quanto viene sostenuto da più parti – ha infilato un ingegnere di sua fiducia nel nuovo Comitato tecnico scientifico. Il luminare si chiama Alberto Gerli (leggi l’articolo), e sulla base di una sua personalissima teoria sostiene che le zone rosse e i lockdown non servono a niente. Vi risparmio qui i dettagli del modello matematico elucubrato da questo signore, ovviamente privo di qualunque esperienza di emergenze sanitarie, ma quello che conta è il corollario del suo teorema: qualsiasi misura restrittiva applicata oltre l’arco temporale di due settimane è destinata a non funzionare. Una sentenza che demolisce tutto il lavoro fatto da Conte e Speranza, ma anche dal 100% dei capi di Stato di tutto il mondo, compresi quelli che all’apparire del Covid facevano i negazionisti e poi hanno completamente cambiato registro.
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La rubrica #Stamattinaholetto oggi diventa #Stamattinanonholetto! Eh già, perché non è solo da quello che scrivono ma anche da quello che NON scrivono i giornali che si capiscono tante cose. Ebbene #StamattinaNonHoLetto alcun titolone in prima pagina sugli arresti per la discarica di Monte Carnevale, neppure sui giornali locali. La responsabile della direzione rifiuti della Regione Lazio è accusata di corruzione per aver “manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale, ricorrendo ad indebite scorciatoie”. E per i nostri quotidiani è una notizia minore. Molti di voi ricorderanno invece i titoloni dedicati in questi anni alla questione rifiuti: gli “allarmi”, il “caos”, il “baratro”, gli “sos” lanciati ogni volta dalle prime pagine e imputati naturalmente alla nostra Amministrazione. Ora la magistratura indaga sulla massima dirigente dei rifiuti della Regione Lazio, che viene arrestata, e la notizia viene prontamente “imboscata”. Come ho già scritto ieri – tra l’altro – Flaminia Tosini non era una semplice dirigente, era anche un importante esponente politica del Partito Democratico e attuale vicesindaca di Vetralla.
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I parlamentari non sono tenuti a osservare la quarantena quando rientrano da Paesi extra-europei: a spiegare l’interpretazione dei Dpcm per quanto riguarda le deroghe per i membri del Parlamento è un articolo de La Stampa, che ha analizzato una nota del ministero della Salute. Il documento altro non è che la risposta inviata dal direttore generale Giovanni Rezza il 27 ottobre 2020 alle segreterie generali di Camera e Senato, che avevano chiesto un parere sulle regole da seguire al rientro dai viaggi. Nei Dpcm, anche in quello firmato il 2 marzo dal premier Draghi, infatti, i parlamentari non rientrano tra le categorie escluse dalla quarantena. A farne parte invece sono “i funzionari dell’Unione Europea o di organizzazioni internazionali, gli agenti diplomatici, i funzionari e gli impiegati consolari, il personale militare, le Forze di Polizia e del sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica”. Ma il Ministero della Salute nella nota ha specificato che “la deroga all’obbligo di quarantena trova applicazione anche per i parlamentari che rientrano in Italia per proseguire il mandato parlamentare”, a prescindere dalla motivazione del viaggio, quindi. I membri di Camera e Senato sono equiparati a “funzionari diplomatici” e per questo non devono osservare i 14 giorni di isolamento fidusciario anche se a motivare lo spostamento è stata una vacanza o impegni familiari e non di natura professionale.
Leggi tutto: Deputati e senatori non fanno la quarantena, e una norma glielo permette
Il numero dei ricoveri ha nuovamente superato il tetto di sicurezza fissato dal ministero, con le Terapie intensive piene al 34% e i reparti di medicina che toccano quota 42%. Un effetto prevedibile della terza ondata che ha impatti differenziati sul territorio: ancora una volta è Bari a ritrovarsi nel pieno della crisi, con gli ospedali pieni e la necessità, ormai da più di una settimana, di disporre ricoveri anche in altre province. E così, per la terza volta in 12 mesi, la Regione blocca i ricoveri non urgenti. Stavolta lo stop durerà fino a dopo Pasqua e non riguarderà l’attività ambulatoriale (compresa l’intra-moenia).
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Sono stata “massacrata” per cinque anni e ho subito ogni tipo di accusa solo perché mi opponevo al modello di gestione dei rifiuti della Regione Lazio, ma alla fine avevo ragione. Oggi la Procura ha disposto due arresti in merito all'apertura della discarica di Monte Carnevale all'interno del territorio di Roma. Ora Zingaretti ritiri il proprio Piano Regionale dei Rifiuti che impone l’apertura di discariche a Roma, una scelta che noi romani abbiamo dovuto subire. Vi racconto quello che è accaduto in queste ore. La magistratura ha fatto luce sulla gestione dei rifiuti nella Regione Lazio: evidenzierebbe un inquietante quadro di corruzione. Gli accusati avrebbero “manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale, ricorrendo ad indebite scorciatoie”. Non esprimo alcun giudizio sugli indagati, innocenti fino a prova contraria, ma è evidente che ci siano delle gravi responsabilità politiche della Regione Lazio. Che quel piano fosse sbagliato l’ho detto in tutti i modi, ma in tanti hanno fatto orecchie da mercante. Io, dal mio canto, avvierò la revoca per la realizzazione della discarica di Monte Carnevale. La nuova maggioranza in Regione Lazio ha la possibilità ed il dovere di intervenire, rivedendo la assurda decisione di obbligare Roma ad avere una discarica sul proprio territorio.
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E' rivoluzione all'interno del Comitato tecnico scientifico, dove Franco Locatelli è il nuovo presidente e Silvio Brusaferro è il portavoce. Tra i nomi si legge anche quello dell'ingegnere padovano Alberto Giovanni Gerli, le cui previsioni sull'andamento del Covid in Veneto non si sono avverate. E’sempre più emergenza pandemia da Coronavirus in un paese in (quasi) lockdown, dove solo ieri si sono registrati 502 morti. Così scatta la rivoluzione anche all’interno del Comitato tecnico scientifico, il cui compito è quello di aiutare il Governo a prendere le giuste decisioni sulla base dei dati scientifici e dell’esperienza di chi, da oggi, non sarà più soltanto appartenente al campo della sanità. Infatti, oltre alla nuovo coordinamento affidato a Franco Locatelli, sono stati nominati anche esperti di statistica e della matematica-previsionale e “ad altri campi utili ad effettuare l'analisi dei dati raccolti necessaria ad approntare le misure di contrasto alla pandemia" si legge in una nota del Dipartimento di Protezione Civile.
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"Non c’è alcun allarme tale da giustificare la sospensione delle dosi di AstraZeneca. L’Ema non si è ancora espressa, dovevamo attendere la sua analisi completa. Le uniche ragioni dietro questo blocco sono un eccesso di emotività o il decisionismo politico di altre nazioni, cui anche l’Italia si è messa in fila. Draghi e Speranza non avevano competenza". Parla l’ex direttore generale dell’Aifa Luca Pani. Professore, ha fatto bene Aifa a sospendere in via precauzionale il vaccino Astrazeneca? Dipende da come intendiamo il concetto di precauzione. Io temo che la sospensione peggiori gli aspetti psicologici delle persone. Non sarebbe stato precauzionale considerare anche l’impatto sulla gente? Questo è il mio concetto. L’Aifa ha cambiato posizione in pochi giorni. Lei che conosce bene quel mondo, ritiene che abbiano agito al meglio? È vero, conosco bene quel mondo. Nel caso di AstraZeneca, so che non è popolare dirlo, ma io avrei fatto un’analisi a porte chiuse in realtà. Cioè? Avrei analizzato i dati senza ancora uscire.
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Antonio Tutolo, consigliere regionale della Puglia eletto nella lista “Con Emiliano”, propone un metodo piuttosto curioso per far tornare la fiducia dei cittadini nel vaccino AstraZeneca. Secondo Tutolo dopo lo stop all’inoculazione deciso dall’Italia insieme ad altri paesi europei: “Diamolo ai politici così i cittadini si fideranno”. “Il vaccino AstraZeneca? Diamolo ai politici così i cittadini si fideranno”. “Se riprende la somministrazione – dice il consigliere Tutolo – sarà indispensabile l’esempio dei membri delle Istituzioni”. E quindi ecco la sua proposta: “Se il Governo, sulla scorta del parere dell’Agenzia europea del farmaco, disporrà per la ripresa della somministrazione, l’unico modo per ridare fiducia in quel vaccino è che le istituzioni diano l’esempio concreto e si vaccinino pubblicamente. Sarebbe da pazzi, altrimenti, pensare di tranquillizzare la gente solo con le parole, pretendendo che i cittadini se lo facciano somministrare tranquillamente dopo aver appreso, in questi giorni, comunicazioni e provvedimenti contrastanti”. Per questo, sostiene Tutolo, “Nel caso in cui si dovesse propendere per la riammissione di AstraZeneca in Italia – prosegue -, tutti dovranno dare l’esempio. Dal presidente del Consiglio ai ministri, dai viceministri ai sottosegretari, dai presidenti di Regione agli assessori regionali fino ai consiglieri regionali, dai sindaci agli assessori, ai consiglieri comunali”.
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A febbraio erano emersi 36 casi simili su più di 31 milioni di persone vaccinate negli Stati Uniti. Ma anche in quel caso nessuna correlazione coi vaccini è stata dimostrata scientificamente e dall'Fda non è arrivato nessuno stop. Era l’8 febbraio 2021 quando il New York Times pubblicava un articolo sui rari casi di pazienti sottoposti alle vaccinazioni anti-Covid che sembravano aver sviluppato una rara malattia del sangue: la trombocitopenia immune, una forma di malattia autoimmune caratterizzata da un’estrema mancanza di piastrine, essenziali per la coagulazione del sangue. I casi riscontrati negli Usa, riportava il quotidiano statunitense, si erano verificati in pazienti che avevano ricevuto le dosi Pfizer o Moderna, i due vaccini autorizzati fino a quel momento nel Paese, ma l’incidenza dei casi non è stata così rilevante da portare a uno stop della campagna di vaccinazione, che è proseguita senza intoppi.
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