ITALIA POPULISTA .it ♦ L'Italia del popolo sovrano

Giunta Raggi: 830 nuovi bus, 800 assunti in Atac, 300 assunti in Ama, 500 assunti nella Polizia municipale, 850 assunti al comune, oltre 1 milione di mq di asfalto, 2800 nuovi alberi, 70 nuovi giardinieri,...

Non solo Morandi: 2 mila ponti a “fine vita”

Ci sono voluti 43 morti per scoprire che il Ponte Morandi non era l’unico viadotto malato del Paese. Al terzo anniversario del disastro – alla cerimonia di oggi con i familiari delle vittime parteciperanno i ministri Enrico Giovannini e Marta Cartabia – l’Italia si presenta con circa 2 mila dei 4 mila viadotti autostradali che […]

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Costi, burocrazia e fatica: le tre ragioni per cui non si trovano camionisti in Italia

GETTY IMAGES autotrasportiConfindustria lancia l'allarme e chiede più immigrati da mettere alla guida. Ma i motivi della carenza sono più profondi.  Chi è nel campo la mette così: “Il nostro è un mestiere che ti costringe a mangiare quando non hai fame e a dormire quando non hai sonno”. Anche per questo, ma non solo per questo, si fatica sempre di più a trovare persone disposte a farlo. Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto, ha lanciato sul Sole24Ore l’allarme sulla carenza di camionisti che rischia seriamente nei prossimi mesi di ripercuotersi sulla capacità delle aziende di rifornirsi di beni, inclusi quelli di prima necessità. L’associazione che fa capo a Viale dell’Astronomia si è appellata all’esecutivo guidato da Mario Draghi per inserire nel prossimo Decreto Flussi il settore dell’autotrasporto: si tratta del provvedimento con il quale il Governo periodicamente stabilisce le quote di ingresso di cittadini extracomunitari per motivi di lavoro subordinato, autonomo e stagionale. Secondo Confindustria, insomma, per ovviare alla mancanza di autisti di veicoli commerciali, una misura tampone potrebbe essere quella di inserire una quota ad hoc per il settore specifico (e non per tutto il comparto della logistica, come già avviene) che permetta di reclutare personale straniero disposto a lavorare sui mezzi pesanti.

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Fonti Pd: “Marino è pronto ad appoggiare pubblicamente la Raggi in campagna elettorale”

marino raggi 1024x538La notizia è di quelle destinate a lasciare il segno: “Marino è pronto in campagna elettorale a fare l’endorsement per Virginia Raggi. È tale l’astio per il Pd, che l’ex sindaco si schiererebbe anche con Michetti. Ma vediamo ora come farà a schierarsi con la Raggi che non si è vaccinata e strizza l’occhio a No Vax. Anzi, ai Ni Vax, come dice Zingaretti”.  Nel Pd romano sono certi della prossima mossa dell’ex sindaco di Roma, magari a settembre.”Certo che ci sarà da ridere. Proprio Marino che appoggia una sindaca no vax… “.  Senza dimenticare poi il “domani piove. Gonfiate i gommoni” dell’allora consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Virginia Raggi che si divertiva con gran gusto a prendere in giro su Twitter il sindaco Ignazio Marino, responsabile, secondo lei, di non aver affrontato nel migliore dei modi l’emergenza maltempo. Il chirurgo genovese, grazie proprio alle campagne grilline, era diventato per i cittadini romani il “sottoMarino”.  Ma c’è un ultimo ragionamento (anzi, un ultimo macigno) che arriva dalla pancia del Pd capitolino, proprio in ricordo delle dimissioni “forzate” che portarono alla fine della molto discussa consiliatura Marino: “I danni che hanno fatto Orfini e Renzi qui a Roma non riusciremo mai a sanarli tutti.

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Evasione fiscale, sequestro al Papeete per oltre mezzo milione

papete e salviniFatture inesistenti, secondo la Procura, per evadere le imposte sui redditi e l'Iva.  Ci sono anche la Papeete Srl, per 384.676 euro e la Villapapeete srl, per 147.142, tra le società destinatarie di un decreto di sequestro emesso a Ravenna dal Gip Corrado Schiaretti, su richiesta della Procura. Il provvedimento è a carico di 35 imprenditori per un totale di circa 2,3 milioni di euro.  L'accusa è perlopiù di avere utilizzato - come riportato dalla stampa locale - fatture relative a operazioni ritenute inesistenti per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Al centro dell'inchiesta della Guardia di Finanza ravennate, c'è la società ravennate Mib Service nata nel 2010 con il dichiarato scopo di affiancare gli imprenditori del settore turismo, ristorazione e discoteche fornendo loro consulenze mirate ma in realtà trasformandosi, secondo gli inquirenti, in una sorta di cartiera evoluta attraverso un elaborato metodo di riassunzione dei dipendenti e, in alcuni casi, degli amministratori delle stesse aziende clienti (ai vertici Mib è stata contestata l'associazione).

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La ministra del Nulla

cartabia boDodici anni fa a Repubblica bastava un giornalista (D’Avanzo) per fare 10 domande a B.. Ieri a Repubblica si son messi in undici, direttore compreso, per non farne neanche una alla Cartabia. E riempire due pagine con le sue risposte sottovuoto spinto. Fior da fiore.  1. “La riforma attua il principio costituzionale di ragionevole durata del processo”. La poverina pensa che, per abbreviare i processi, basti scrivere che devono durare meno e stecchirli alla scadenza. Come dire che, perché i treni arrivino in orario, basta bloccarli dopo un tot anche in aperta campagna, facendo scendere e proseguire a piedi i passeggeri.  2. “La politica si occupava delle proprie bandierine ignorando i contenuti della legge”. L’unica a ignorare la sua legge è lei, che non l’ha scritta e forse neppure letta. Dice alla Camera che la mafia non c’entra perché l’improcedibilità è esclusa per i reati da ergastolo (omicidi e stragi). Poi le spiegano che i processi di mafia non sono quasi mai di omicidio e strage, ma replica che la riforma non cambia perché l’han votata tutti. Infine Conte deve minacciare l’astensione dei ministri M5S per costringerla a escludere associazione mafiosa e voto di scambio, a triplicare da 2 a 6 la scadenza degli appelli per i reati aggravati dalla mafia e a raddoppiarla da 2 a 4 per gli altri. A proposito di “bandierine”.

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Pronti a fuggire (di Marco Travaglio)

CONTE E CARTABIAGiuseppe Conte, sulla Stampa, dice due cose giuste e una sbagliata. La prima giusta è che, in una maggioranza del genere, è già un miracolo se i 5Stelle – soli contro tutti – hanno salvato il grosso dei processi dalla morte sicura prevista dalla schiforma Cartabia modello base.  La seconda è che non c’è alcuna “riforma Cartabia”: solo emendamenti contro un terzo della vera riforma, quella di Bonafede, che per gli altri due terzi resta, all’insaputa di tutti i partiti che la stanno votando.  Sopravvive anche la blocca-prescrizione: la Cartabia ha tentato di aggirarla aggiungendovi la prescrizione non più del reato ma del processo (“improcedibilità”), se la sentenza d’appello non arriva entro 2 anni da quella di tribunale e quella di Cassazione entro 1 anno da quella d’appello. Così i reati avrebbero continuato a non prescriversi, ma si sarebbero prescritti quasi tutti i processi: se non era zuppa era pan bagnato.  Invece la cosiddetta ministra della Giustizia ha dovuto cedere alla (tardiva) resistenza del M5S: escludendo i reati di mafia, violenza sessuale e traffico di droga; e triplicando i tempi per i reati con aggravante mafiosa e raddoppiandoli per quelli “ordinari”.

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Draghi e i suoi derivati (di Alessandro Di Battista)

draghi apostolo eliteÈ il nuovo idolo dell'establishment politico-finanziario italiano. Quando parla tutti si spellano le mani e si trasformano in tanti piccoli suoi derivati. I veri derivati di Draghi però sono altri: i titoli tossici sottoscritti tra il 1991 ed il 2001, quando fu Direttore generale del Tesoro. Il futuro dei giovani, di cui ora si riempie la bocca, è pregiudicato proprio dalle sue scelte (di Alessandro Di Battista).  “A rischio il futuro dei giovani. Bisogna dar loro di più”. E ancora: “Privare i giovani del futuro è una grave diseguaglianza”. Perbacco, che pensieri sagaci, che riflessioni acute e visionarie! Chi avrà mai pronunciato parole così profonde? È stato Mario Draghi, il nuovo idolo dell’establishment politico-finanziario italiano, dal palco dell’ultimo meeting di Comunione e Liberazione. Ho ascoltato attentamente il suo intervento. Draghi non ha detto nulla di rilevante eppure, commentatori, editorialisti e politici hanno descritto il suo intervento come il discorso del secolo, pari, forse, solo all’I have a dream di Martin Luther King.  “Ascoltate Draghi” si è raccomandato Gentiloni. Probabilmente avrebbe voluto aggiungere “e convertitevi alla religione della finanza” ma i democristiani non dicono mai tutto quel che pensano. Giuliano Ferrara ha definito Draghi il “migliore degli uomini di Stato”. Le uscite di Ferrara hanno una loro utilità, ci aiutano a capire da che parte stare. Generalmente la parte giusta è quella dove non sta lui. Anche molti politici hanno fatto a gara per vincere il premio “draghiano dell’anno”. Questa competizione tra conformisti è partita già da alcuni mesi e continuerà ancora per molto, senz’altro fino a che non si eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica. Il 25 marzo scorso, in pieno lockdown, Draghi rilasciò un’intervista al Financial Times in cui sostenne la necessità di aumentare il debito pubblico per proteggere economia e lavoro.

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Il tabù del potere e Draghi l’intoccabile: ci si indigna per chi lo critica ma si tace sui suoi errori politici

travaglio draghi figlio papa padre orfano fucecchi telese 1024x538Scusate, ma per parlare del caso del giorno – “il caso Travaglio” – purtroppo bisogna entrare negli automatismi del vernacolo. Se uno dicesse: “Quello è un figlio di puttana”, tutti capirebbero che l’oggetto dell’insulto è il figlio, non la madre. Quando si dice “figlio di puttana”, anche nell’accezione più positiva – che esiste – si parla di uno spregiudicato, di un furbastro, di un dritto. Non certo della professione materna e della virtù del suo “genitore uno”.  Ed ecco perché, dovendo entrare in quello che ormai è diventato un caso mediatico-politico di rilievo bisogna persino spiegare alcune banalità di automatismo della lingua italiana: “figlio di papà”, giusto o sbagliato è un rampollo, un campione delle élite, cresciuto in un ambiente protetto in mezzo ai suoi simili. Del padre questo lemma dice poco, o nulla, del figlio dice tutto. È certo che Marco Travaglio sbagli nel dire che Mario Draghi è “solo un curriculum” (avercelo, direbbe Totò): non è vero che Draghi non capisca “un cazzo”, ma è certo che ha pasticciato sui vaccini. E non poco: il punto era quello.  E non c’è dubbio alcuno che, senza che questa debba essere considerata una colpa, Draghi sia figlio delle élite. È figlio di una farmacista (borghesia agiata) e di un padre che lavorava in Banca d’Italia e che aveva lavorato come dirigente nel mondo del credito. E che ha fatto la sua carriera in Banca d’Italia e nel mondo del credito: figlio – appunto – di suo padre, nella scelta vocazionale di una vita.

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Nessuno ne parla ma anche Draghi ebbe un ruolo decisivo nel crack Mps

draghi mps 300Mario Draghi, Andrea Orcel e Banca Mps: a volte ritornano. Da alcuni giorni il Montepaschi è di nuovo al centro della scena politico-economica: dopo mesi di voci mai confermate, Unicredit è infatti uscita allo scoperto e ha annunciato di voler acquisire – a determinante condizioni – la banca senese di cui lo Stato è azionista al 64% tramite il ministero dell’Economia. Il centrodestra ha sollevato la questione conflitto d’interessi, evidenziando come il presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan, sia ex ministro dell’Economia ed ex deputato del Pd, eletto proprio a Siena, seggio ora vacante per il quale si è candidato il segretario dem Enrico Letta. Quasi nessuno, invece, ha rimarcato un altro intreccio cruciale in tutta questa storia: quello che riguarda, appunto, il presidente del Consiglio Draghi e l’amministratore delegato di Unicredit Orcel.   Riavvolgiamo il nastro e andiamo al 2007, un anno determinante (in senso negativo) per Mps.

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Ricoveri in crescita. Reparti Covid al 4% e terapie intensive al 3%. Aumento maggiore in Sardegna, Sicilia e Calabria

Imagoeconomica covid ricover aumentoSale al 4% la percentuale di posti letto nei reparti ospedalieri italiani occupati da pazienti Covid. E’ quanto mostra il monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) relativo al 1° agosto, che vede una crescita dell’1% rispetto al 31 luglio.  La percentuale aveva toccato il livello minimo del 2% e si era mantenuta così fino al 25 luglio, dal 26 ha iniziato a risalire, rispecchiando l’aumento dei contagi delle settimane passate. A crescere sono anche le terapie intensive: il 3% dei posti è occupato da pazienti Covid e l’aumento dell’1%, dopo settimane di stabilità al 2%, è scattato il 30 luglio.  I ricoveri negli ospedali del Sud crescono più velocemente rispetto alla media nazionale. E’ la Sardegna, passata dal 5% al 9% in una settimana, la regione che vede la maggior crescita di terapie intensive occupate da pazienti Covid, seguita da Lazio e Sicilia al 5%. Mentre per i ricoveri Covid nei reparti ordinari, le regioni in crescita maggiore sono Sicilia e Calabria, arrivate in una settimana rispettivamente al 10% e 9%, seguite dalla Campania al 6%.

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Gp di Ungheria, vittoria di Ocon e dell'Alpine, poi Hamilton e la Ferrari con Sainz. Vettel (secondo) squalificato

6114998 1928 xpb 1102200 hiresLa F1 offre sempre emozioni uniche e anche in Ungheria ha preparato una sceneggiatura impensabile alla vigilia. Nel breve tempo di neanche 12 mesi, è accaduto che tre team della fascia centrale e tre piloti che mai avevano vinto un Gran Premio, sono riusciti nell'impresa di trasformare i sogni in realtà. GP di Monza 2020, la vittoria di PIerre Gasly con l'Alpha Tauri: GP di Sakhir 2020, il successo di Sergio Perez con la Force India; ed ora ecco Esteban Ocon che sale per la prima volta sul gradino più alto del podio di Budapest con l'Alpine. Cose che prima non si erano verificate per anni e anni nel Mondiale F1. Ci si aspettava un dominio Mercedes, con le due W12 in prima fila, ma era atteso anche l'attacco di Max Verstappen, che partiva con gomme soft mentre Lewis Hamilton e Valtteri Bottas avevano le medie. E invece, la pioggia che era già caduta in mattinata, è riapparsa proprio poco prima dello schieramento di partenza. Per tutti, pneumatici intermedi da bagnato dunque e l'idea che tutto sarebbe potuto accadere.

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Perchè sono aumentate le bollette gas e luce a Luglio 2021

rincaro bollette 2021 cropA partire dal 1° Luglio 2021, I cittadini italiani vedranno un aumento nelle proprie bollette di luce e gas rispettivamente del 9,9% per l’elettricità e del 15,3%  per il gas nell’ultimo trimestre del 2021.  Le cause dell’aumento del prezzo.    A cosa può essere dovuto un rincaro così alto? La causa si trova nel costo delle materie prime. Infatti, basti pensare che il prezzo del petrolio grezzo sia triplicato nell’ultimo anno, portando ad un netto aumento sia della benzina che del gas.  Solitamente, i prezzi della benzina raggiungono il picco durante la primavera, ma quest’anno è probabile che continuino a salire durante l’estate. Mentre l’economia si riprende, il prezzo del petrolio continua ad aumentare.  “L’ultima volta in cui il prezzo del petrolio è salito durante l’estate è stato nel 2008”.  Il costo dell’energia è aumentato significativamente nell’ultimo anno a causa di una varietà di fattori tra cui l’aumento del prezzo del petrolio, dalla riduzione degli investimenti nelle energie fossili e, un grande aumento della domanda  di energia da quando la gente ha ricominciato a guidare e a volare. Va inoltre ricordato che i prezzi del gas sono scesi significativamente all’inizio della pandemia,  è anche dovuto a questo se l’attuale aumento sembra così sorprendente.

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Vaffanculo! E senza Green Pass

Imagoeconomica 1080590 e1617015103528Molte delle facce più note che ieri erano in piazza contro il Green Pass sono le stesse che un anno fa protestavano con gli stessi argomenti contro le mascherine, definite – vi ricordate? – insopportabili limitazioni della libertà. Ora Sgarbi, Paragone, i leghisti Borghi, Pillon e compagnia strillando hanno trovato un nuovo palcoscenico sul quale esibirsi con l’identico repertorio di scempiaggini, che parte dalla dittatura sanitaria e arriva al complotto di chissà chi per renderci cavie di pericolosissimi vaccini. Per questi paladini del diritto di sbattersene di ogni regola – anche la più piccola e limitata a tiraci fuori prima possibile da una pandemia – i concetti di collaborazione, sacrificio, rispetto del prossimo non esistono.  E cavalcando due mostri potentissimi – paura e ignoranza – non si fanno scrupolo di rallentare la fine di un incubo in cambio di qualche voto e un po’ di foraggio per il loro ego.

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Per i tedeschi ragazza è neutro. Anche questa lingua, così diversa, sta adeguandosi alle regole del politically correct

genere usare maschile o femminileChe genere usare, maschile o femminile, quando ci si rivolge a un gruppo di uomini e di donne? A sorpresa il tedesco Pen Zentrum ha scelto il maschile. Ma scrittrici e scrittori che hanno votato sono già indietro con i tempi e con il politically correct. Dovrebbero sapere che due generi non bastano, ci sono molte altre varianti, e sono stati battuti dalla Lufthansa, che ha cambiato il suo tradizionale saluto ai passeggeri prima del decollo: abolito il sorpassato «signore e signori», per non dover perdere tempo elencando tutte le possibii varianti, ha scelto un banale «clienti».

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Altro che giovani sfaticati: il caso di Grafica Veneta dimostra che certi imprenditori cercano solo schiavi

Eccolo qua il bubbone che scoppia con la Grafica Veneta Spa di Trebaseleghe, l’azienda che un certo Nord si portava addosso come fiore all’occhiello della produttività settentrionale e che esplode con tutto il puzzo dello schiavismo, della violenza e dei diritti che vanno a farsi fottere in nome del fatturato. Si potrebbe sperare che l’azienda leader nel suo settore, quello che ha stampato tutti i libri di Harry Potter che stanno su tutti i comodini, possa godere dello stesso strombazzamento tossico di certo giornalismo che in questi mesi si è compulsivamente inorridito ogni volta che il proprietario di qualche alberghetto ha puntato il dito contro i giovani che non vogliono lavorare o contro il reddito di cittadinanza. 

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I Cinque Stelle limitano i danni. Ma si valuta il voto della base. Sulla giustizia più di così non si poteva ottenere

Imagoeconomica I Cinque Stelle limitano i danniLa politica, si sa, è frutto di mediazioni. Tanto più se ad essere discussa è una legge profondamente delicata come quella della riforma della giustizia. Tanto più se a discuterla sono forze politiche profondamente distanti per storia, indole e cultura. Questo era – ed è – noto a Mario Draghi, a Marta Cartabia e a tutti i leader dei partiti di maggioranza. Giuseppe Conte compreso. Ecco perché l’accordo raggiunto dopo una giornata infinita in realtà segna più di una semplice mediazione, ma una vera e propria vittoria del Movimento cinque stelle. Lo sa bene Conte. E, soprattutto, lo sanno bene i gruppi parlamentari pentastellati. “È un po’ come quando siamo entrati nel governo: l’abbiamo fatto perché avere voce in capitolo sul Pnrr è importante, pur sapendo che ad incidere nella gestione ci sono anche partiti lontani da noi. Sulla giustizia è lo stesso: se non ci fossero stati il Movimento e Conte ora i processi per reati di mafia, di terrorismo e di violenza sessuale non saranno più estinguibili”, spiega un parlamentare Cinque stelle.

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Riforma Cartabia, il nuovo emendamento salva i colletti bianchi delle mafie. M5s: “Non si transige”. Cdm subito sospeso. I 5 stelle valutano l’astensione

cartabia e m5stelleNessuno stop all'improcedibilità, ma soltanto "ulteriori proroghe" a discrezione del giudice. Dall'elenco però restano fuori i reati commessi avvalendosi dell'organizzazione mafiosa o al fine di agevolarne l'attività: ad esempio l'estorsione, la corruzione, il riciclaggio, il sequestro di persona, il favoreggiamento (come quello di cui era accusato l'ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro).  Nessuno stop all’improcedibilità, ma soltanto “ulteriori proroghe” alla durata dei processi più complessi, di non più di un anno (in Appello) e sei mesi (in Cassazione) ciascuna, per una serie di reati: quelli di associazione mafiosa e terroristica, il voto di scambio politico-mafioso, le ipotesi di violenze sessuali e l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Non è incluso però l’articolo 416-bis.1 del codice penale, che prevede l’aggravante per i reati commessi avvalendosi dell’organizzazione mafiosa o al fine di agevolarne l’attività: ad esempio il tentato omicidio, l’estorsione, la corruzione, il riciclaggio, il sequestro di persona, il contrabbando, il favoreggiamento (come quello per cui è stato condannato a 7 anni di carcere l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro) o il depistaggio (come quello delle indagini sulla strage di via d’Amelio, per cui si indaga a Caltanissetta).

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Il piano Covid non c’è, le assunzioni neanche, rebus trasporti: il Governo dei Migliori si è dimenticato della scuola

scuola 1 1024x538E la scuola dove è finita? Più o meno in questi giorni, esattamente un anno fa, i giornali del coro si esercitavano nel tiro a segno sul ministero della Pubblica Istruzione, scrivendo che nulla stava loro a cuore più della scuola italiana. Scrivevano che i banchi a rotelle erano una buffonata costosa e inutile, creando una meravigliosa e accattivante manipolazione, di cui Matteo Salvini fece dubito tesoro: il ministro Lucia Azzolina, infatti, non obbligava nessuno a comprarli, ma lasciava alle autonomie scolastiche la libertà di scegliere gli arredi che preferivano, tra cui (anche) i famigerati banchi a rotelle, peraltro molto diffusi nel Nord Europa e ideali per gli studenti dell’ultimo anno.  Ma i banchi si potevano comprare anche rettangolari o quadrati, monoposto o biposto, a seconda delle esigenze di ogni direttore scolastico. I giornali scrivevano anche che, in ogni caso, i banchi a rotelle non sarebbero arrivati mai nelle aule in tempo, si facevano calcoli complicati sulle gare e sulle disponibilità di magazzino, si andavano a intervistare i produttori italiani di arredi scolastici.   E così, dopo questo polverone, molti giornalisti zelanti si dimenticarono di registrare che ad inizio ottobre il Governo Conte e il commissario Domenico Arcuri (che aveva la responsabilità degli acquisti) erano riusciti a far consegnare oltre il 90% degli arredi ordinati. Quasi un record mondiale.

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Altro che unità nazionale: dalla giustizia ai vaccini, maggioranza più spaccata che mai

maggioranza Altro che unità nazionaleAltro che unità nazionale: nell’estate della variante Delta, a pochi giorni dall’inizio del semestre bianco, la maggioranza di governo è più spaccato che mai. Su tutto. I nodi principali che il governo deve sbrigliare entro agosto, dal rientro a scuola alla riforma della giustizia, accendono gli animi dei partiti, tra richieste contrapposte, veti incrociati, incontri e slittamenti.  Solo ieri sera si è aperto qualche spiraglio sulla riforma Cartabia dopo che la Lega, due giorni fa, aveva messo i bastoni tra le ruote di via Arenula e comunicato la sua perplessità sulla richiesta del M5S, accolta, di “proteggere” i reati per mafia e terrorismo. Dopo l’ennesimo confronto con il premier Draghi, Matteo Salvini ha fatto sapere che è “giusto non mandare in prescrizione i processi di mafia”, ma che per la Lega “è altrettanto doveroso prevedere che anche per i reati di violenza sessuale e traffico di droga i processi vadano fino in fondo”.  E oggi il segretario del Carroccio spenderà la giornata a Roma per continuare a mediare e chiudere sulla riforma. Ma la strada è tutt’altro che in discesa, con Giuseppe Conte che batte su un punto: un sistema di giustizia efficiente. Quindi la modifica del testo, altrimenti i numeri dei grillini peseranno. L’accordo tra i partiti sulla modifiche alla proposta Cartabia sulla riforma del processo penale non c’è, e la prospettiva che possa essere raggiunto in tempo per farla approvare dalla Camera prima della pausa estiva è lontana.

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Gualtieri pensa a un nuovo metrò ma è già in costruzione. Per il vicesindaco Calabrese: “Scopiazza il programma M5S del 2016”

Pietro Calabrese m5s“La sola cosa che fa è copiare il nostro programma, però quello del 2016”. Questo il pensiero del vicesindaco e assessore alla mobilità di Roma, Pietro Calabrese, in merito al piano di Roberto Gualtieri per la mobilità.  Gualtieri annuncia il suo piano trasporti per Roma. Al primo posto c’è lo stop alla funivia Battistini-Casalotti che, però, è già stata finanziata dal Governo…  “Questo è il candidato sindaco Gualtieri: distruggere progetti con iter avviati da anni per mera campagna elettorale. La solita storia ad ogni cambio di amministrazione, a danno dei cittadini. La sua è una proposta follemente ideologica, priva di qualsiasi legittimità tecnica. La funivia risponde a precise analisi trasportistiche tanto da aver già ottenuto il finanziamento vincolato dal ministero delle Infrastrutture. Vorrei ricordare al candidato dem che un piano trasporti dettagliato per la Capitale esiste già: lo abbiamo fatto con la partecipazione dei cittadini, il Pums, adottato dall’Assemblea capitolina nell’agosto 2019”.  Al posto della funivia, il dem intende prolungare la metro A. Quest’ultima opera, in realtà, è già prevista dal Pums. Si tratta di due progetti alternativo, come dice Gualtieri?  “Il prolungamento che abbiamo previsto per la linea A è integrato alla funivia. Ancora una volta il candidato dem mostra tutta la sua incompetenza. Dovrebbe studiare molto di più, soprattutto gli atti di pianificazione che lo stesso Pd ha approvato in passato. Noi, così come previsto dal Piano Regolatore Generale dal 2003, abbiamo scelto ciò che serve realmente da decenni: prolungare la linea A fino alla stazione della FL3 di Monte Mario, un tracciato che attraversa quartieri con una densità abitativa notevolmente superiore agli ambiti serviti dalla funivia, che ha una domanda di trasporto assolutamente inferiore”.

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La Giustizia e i ladri nel pollaio

Imagoeconomica La Giustizia e i ladri nel pollaioFermiamoci a osservare i fatti: è bastato che i giornali online forzassero una dichiarazione della ministra Dadone (sai che novità quando parlano i 5 Stelle) per mettere in agitazione il piano nobile di Palazzo Chigi, al punto che poco dopo la stessa ministra doveva correggere il tiro, rinviando alla mediazione di Conte ogni decisione su una possibile uscita dei 5S dal governo in caso di approvazione della riforma Cartabia senza sostanziali cambiamenti. Dunque, l’eventuale fuga del Movimento dall’attuale maggioranza è un evidente problema, anche se – nel caso si realizzasse davvero – non basterebbe ad impedire l’approvazione di una legge quadro sulla Giustizia.  E se i parlamentari pentastellati se ne andassero all’opposizione sarebbe il liberi tutti, con il via libera non agli emendamenti migliorativi, bensì a quelli peggiorativi della norma. Un assaggio lo si è visto proprio ieri, quando Forza Italia ha tentato di infilare nel testo il depotenziamento dell’abuso d’ufficio, che non c’entra nulla con il progetto della stessa Cartabia. Allo stesso tempo, su tavolo altrettanto importante del Recovery Plan, il girotondino Enrico Costa (già berlusconiano, poi con Alfano, ora con Calenda e domani chissà) ha aperto un nuovo fronte per provare a smontare la legge Severino. Perciò, otterranno anche poco, ma senza i 5 Stelle la riforma della Giustizia diventerebbe un incubo per chi ha un briciolo di valori della legalità, mentre per tutti gli altri sarà una festa.

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Fontana e altre facce di bronzo

Imagoeconomica Fontana e altre facce di bronzoNon è l’abbronzatura, è che hanno proprio le facce di bronzo. Prendete l’industriale veneto Franceschi, re delle stamperie, che anni fa si stracciava pubblicamente le vesti perché la sua azienda offriva lavoro, ma nonostante i tanti disoccupati non si trovava chi l’accettasse. Era partita la favoletta dell’Italia terra di fannulloni, che sui giornali e in tv è diventata un mantra da quando c’è il Reddito di cittadinanza. Un investimento contro la povertà senza precedenti, che per la prima volta ha deviato un po’ di aiuti pubblici dalle pance rotonde dei soliti noti a quelle vuote di oltre tre milioni di ignoti.  Ecco, ora si scopre che nella stamperia il personale non ci andava perché costretto a turni quasi doppi rispetto al normale, pagato pochi euro l’ora e senza diritti. Condizioni di schiavitù, delle quali dovranno rispondere i dirigenti dell’impresa, ma non il titolare, il quale ovviamente cade dal pero, a suo dire all’oscuro di quanto gli accadeva in casa. Un alibi che ricorda quello dei Benetton quando si scoprì che i vertici di Autostrade non facevano le manutenzioni. E dire che Franceschi, come i Benetton, era tenuto sul palmo di mano dai politici, i primi per i generosi finanziamenti alle fondazioni dei partiti, e il secondo per aver donato ai veneti un gran numero di mascherine, con l’apprezzamento del governatore leghista Zaia subito dopo lo scoppio della pandemia.

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I complottisti adesso negano pure l’evidenza. Dai contagi ai morti i negazionisti manipolano i dati e li spacciano per veri!

green pass 2 negare evidenza con dati falsiLa patologia da cui sono affetti i no vax è sempre esistita in ogni epoca. Basti pensare alle stupidaggini medievali sull’origine delle malattie e l’astrologia per giungere alla figura di Don Rodrigo, che nei Promessi Sposi non crede alla peste finché non se la piglia. Nei nostri tempi c’erano state già avvisaglie con i cretini che negavano l’Hiv e l’Aids, ma solo con il Covid il fenomeno si è manifestato nella sua estensione. Milioni di individui che non vogliono vaccinarsi mettendo a rischio la propria salute (e fin qui chi se ne frega, anzi), ma soprattutto quella degli altri (e qui invece ce ne frega molto). La strategia di questi falsi santoni della negazione, che tra parentesi hanno trovato diritto di cittadinanza proprio grazie ai social, furoreggiano tra la stupidità popolare grazie a dati o truccati o utilizzati male.  Prendiamo ad esempio l’ultima fola che gira e cioè che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno avremmo più contagiati e più vittime. Dato falso. Bufala. Fake news. Infatti rispetto allo scorso anno, come si può facilmente vedere dai dati ufficiali, abbiamo molti più contagi, ma molti meno ricoveri e vittime grazie proprio ai vaccini.

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Giustizia, vertice della maggioranza con Cartabia. Salvini: “Accettiamo proposte da Draghi, non da M5s”. Conte: ‘Politica decide priorità reati? Norma critica’

conte e giustiziaAnche la previsione che consente al Parlamento di individuare i criteri di priorità dell'azione penale, per il capo in pectore del M5s, è da modificare: "Conosciamo i rapporti difficili del passato tra politica e magistratura, meglio lasciare l'obbligatorietà". Il leader leghista: "Parliamo con il premier, a noi va bene il testo approvato dal Consiglio dei ministri, ad altri no". Atteso a breve l'esito della mediazione.  Ore decisive per la trattativa tra partiti e Governo sulla riforma del processo penale. In via Arenula, al ministero della Giustizia, si è concluso un incontro tra la ministra Marta Cartabia e i capigruppo dei partiti di maggioranza in Commissione Giustizia, con la partecipazione dei sottosegretari Anna Macina (M5s) e Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). A quanto riferiscono diversi partecipanti, però, non si è parlato del nodo principale della riforma, ovvero dell’improcedibilità dopo due anni in Appello e uno in Cassazione (salve alcune eccezioni). È stato invece intavolato un esame tecnico degli altri emendamenti presentati dai gruppi, con il parere del governo che, a quanto pare, è contrario su tutti. Si attende che la mediazione sulla prescrizione possa concludersi a breve: “Il tempo stringe, già se ci si arriva domani è tardi”, spiega una fonte parlamentare vicina al dossier. L’arrivo del disegno di legge in Aula alla Camera infatti è previsto tra due giorni, venerdì 30 luglio.

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Giustizia, nuovo incontro tra Cartabia e Draghi. Alla Camera respinto l’allargamento della riforma alla norma per Berlusconi: la maggioranza si spacca

cartabia noIn commissione Giustizia finisce 25 a 19. Forza Italia perde sull’abuso d’ufficio e sulla modifica della figura del pubblico ufficiale. Contro Pd, M5S, Leu, Costa di Azione. Lupi si astiene.  Mentre la ministra Cartabia va di nuovo dal premier Draghi a palazzo Chigi per discutere l’emendamento sulla mafia, la commissione Giustizia della Camera vota e blocca il tentativo di Forza Italia di far passare una norma per aggiustare i processi di Berlusconi. Contro si schierano in 25, Pd, M5S, Leu, Costa di Azione. Maurizio Lupi si astiene. A favore invece tutto il centrodestra, con Fi sia la Lega che FdI. Dal Csm invece il vice presidente David Ermini annuncia che il parere completo sulla riforma chiesto da Cartabia andrà in plenum giovedì mattina, quindi prima che la stessa riforma approdi venerdì in aula alla Camera. Stamattina la sesta commissione lo ha licenziato con un solo voto contrario, quello di Lanzi di Forza Italia.

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Covid, l’Iss: da febbraio quasi 99 morti su 100 non avevano completato il ciclo vaccinale

morti in piu corona virusL'approfondimento dell’Istituto Superiore di Sanità: dal primo febbraio scorso al 21 luglio sono 423 i decessi di persone positive che avevano effettuato anche il richiamo: l'1,2% del totale delle vittime degli ultimi 6 mesi, che sono 35.776. Fra queste persone, sottolinea l'Iss, "si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media".  Tra le persone che sono morte per Covid in Italia da febbraio ad oggi, quasi 99 su 100 non avevano completato il ciclo vaccinale. Il dato emerge dall’approfondimento contenuto nel report periodico sui decessi dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Dal primo febbraio scorso al 21 luglio sono 423 i decessi di persone positive al Covid che avevano effettuato anche il richiamo: l’1,2% del totale delle vittime degli ultimi 6 mesi, che sono 35.776. Fra queste persone, sottolinea l’Iss, “si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media”. 

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Draghi e il governo di palazzo. Il premier non risponde a nessuno

Imagoeconomica Draghi non risponde a nessunoUn lettore scrive a La Notizia: “Draghi fa quello che gli pare, senza ascoltare nessuno. Dicono che è il governo di tutti, ma a me sembra il governo di nessuno”. Credo che la definizione data dal lettore sia molto appropriata: è il governo di nessuno. Ne abbiamo avuta l’ennesima prova la settimana scorsa alla conferenza stampa di Draghi: un ceffone al M5S sulla riforma della Giustizia, e un ceffone alla Lega sul green pass. Insomma, Draghi fa esattamente quello che gli pare. Mascherato da governo di salvezza nazionale, è un governo tecnico o meglio un governo del Palazzo, che fonda la sua potenza sull’impotenza della politica. Draghi avrebbe potuto risparmiarci qualche ministro pescato dai partiti a mo’ di contentino, così non avremmo rivisto le Gelmini, le Stefani, i Brunetta e qualche altro vecchio arnese, come per esempio il capo di Gabinetto di Palazzo Chigi, Antonio Funiciello, uomo alla mano di Renzi, e il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che da avvocato di Berlusconi si è trasformato ipso facto in spauracchio dei magistrati. Sarebbe stato più trasparente nominare solo ministri tecnici, come la Cartabia, un fiorellino coltivato con diligenza da Comunione e liberazione, che è la più reazionaria e oscurantista delle congreghe cattoliche. Qualcuno paragona il governo Draghi ai vecchi “monocolore” della Dc. Ma la Dc era sorretta dal 35% (o più) dei voti.

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Si allarga il fronte anti-Cartabia. Ecco chi è contro la riforma della Giustizia e chi è a favore

Imagoeconomica Si allarga il fronte anti CartabiaDa Fassina a Grasso, LeU si schiera dalla parte del Movimento 5 Stelle. Anche Renzi si dice pronto a modificare il testo anche se non lascia capire in quale direzione vorrebbe farlo.  Forse è inevitabile: su temi delicati com’è quello della giustizia anche all’interno della maggioranza si finisce con l’avere opinioni e posizioni differenti. Specie se – come in questo caso – stabilire il margine di eventuali modifiche potrebbe ricalibrare le posizioni di potere tra i partiti che compongono la maggioranza stessa. Il fatto stesso che Mario Draghi abbia chiaramente aperto alle modifiche della riforma proposta da Marta Cartabia dopo l’incontro con Giuseppe Conte la dice lunga sul peso specifico che il premier attribuisce al Movimento. Già, perché uno dei più critici alla riforma così come concepita è stato proprio il predecessore di Super Mario. Di fatto, dunque, Conte non solo è il leader del Movimento cinque stelle, ma in questo momento si può dire anche che sia il leader di quella posizione trasversale critica con la riforma così com’è stata inizialmente licenziata dal Consiglio dei ministri.
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Riforma della Giustizia. Servono modifiche sostanziali. I paletti M5S sulla Cartabia. La linea di Conte è chiara e nota a Draghi. Se vuole l’intesa il premier dovrà cedere molto

Imagoeconomica conte Riforma della GiustiziaOrmai è ufficiale: il M5S ha ritrovato la sua quadra attorno a princìpi ben saldi e, soprattutto, attorno a un leader che detta una linea politica: Giuseppe Conte. E la quadra non poteva che essere trovata attorno al tema della giustizia. Se non ci saranno “miglioramenti” sulla riforma della giustizia, l‘ipotesi di dimissioni dei ministri M5s dal governo Draghi “è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte”.  A dirlo è stata ieri la ministra 5 stelle alle Politiche giovanili Fabiana Dadone intervenendo durante la trasmissione Agorà Estate (leggi l’articolo). “Se è a rischio l’appoggio dei Cinque stelle al governo? Dipende quale sarà l’apertura sulle modifiche tecniche”, ha dichiarato, “l’obiettivo di tutti non è certo garantire le impunità in certi casi, ma velocizzare i processi”. Alle parole della Dadone inevitabilmente sono piovute giù polemiche da parte dei soliti politicanti che hanno fatto finta di non capire: i ministri Cinque stelle prima accettano che il governo ponga la fiducia – questo il senso delle loro parole – e poi minacciano il giorno dopo.  In realtà nessuna incoerenza: “La linea – spiega un parlamentare pentastellato – è invece molto chiara: siamo disposti a votare la fiducia ma non a questa riforma. D’altronde sono stati gli stessi Mario Draghi e Marta Cartabia a dire esplicitamente di essere disposti a modificare l’impianto della riforma”.

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Dal Ponte Morandi a Rigopiano. Con la prescrizione giustizia è sfatta. Le stragi in Liguria e Abruzzo a rischio impunità. I Comitati delle famiglie contro la riforma Cartabia

Rigopiano e1627109098260Per la Giustizia appurare responsabilità nelle stragi e nelle tragedie è da sempre compito arduo e forse lo sarà sempre di più. Già perché con la riforma del processo penale voluta dalla ministra Marta Cartabia, come ci viene ripetuto da giorni da avvocati e magistrati, il rischio è che procedimenti come quello sulla strage di Rigopiano (leggi l’articolo) o quello del crollo del ponte Morandi (leggi l’articolo) potrebbero finire in un nulla di fatto se, in secondo grado, non si concludessero entro i due anni. Sembra un paradosso eppure è quanto intravedono all’orizzonte le famiglie delle vittime che dopo il danno, potrebbero subire pure la beffa e per questo stanno dando battaglia.  SACROSANTO TIMORE. Le modifiche alla prescrizione immaginate dalla riforma Cartabia “rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro, questi però non sono processi a ‘ladri di galline’, sono processi che possono elevare la nostra democrazia od affossarla” è quanto si legge nel comunicato pubblicato dal comitato dei parenti delle vittime del ponte Morandi di Genova.

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Chi molla su Bonafede è complice

Imagoeconomica Chi molla su Bonafede è compliceAndate avanti voi che a me vien da ridere. Dopo aver sentito montagne di fesserie dai giuristi à la carte innamorati della riforma Cartabia, ecco che arrivano le condanne d’Appello agli ex sottosegretari berlusconiani Cosentino e D’Alì (leggi l’articolo), il primo a dieci anni e il secondo a sei, entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa.  Ai fini costituzionalisti in trincea per abbattere la legge Bonafede, dev’essere sfuggito che per Cosentino il processo di secondo grado è durato quasi 4 anni e 8 mesi, mentre per D’Alì ci sono voluti 3 anni e mezzo. Se fosse in vigore la norma che vuol propinarci la guardasigilli, i due ex parlamentari sarebbero da tempo liberi come l’aria, in quanto dopo due anni senza sentenza in Appello, e appena uno in Cassazione, scatterebbe l’improcedibilità. Dunque liberi tutti.  Questa situazione, non proprio un sorpresa per chi segue i fatti giudiziari, è denunciata da poche voci intellettualmente libere, con gli ultimi casi (leggi l’articolo) del Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e del capo della Procura di Catanzaro, Gratteri. Parole nette, di fronte alle quali la stessa Cartabia non ha fatto un plissé, continuando a raccontarci la favoletta che la sua riforma non fa sconti a nessuno (leggi l’articolo), anche se casualmente i soliti noti della vecchia politica e degli affari stanno facendo di tutto per farla passare.

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Il Tar dà ragione alla Raggi e boccia la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco di Albano. Per i giudici la discarica laziale deve riaprire i battenti.

Chi offende Virginia Raggi offende M5SLa prima cittadina riporta una grande vittoria in tribunale. Anche i giudici amministrativi ritengono che per combattere l’emergenza rifiuti bisogna usare gli impianti già presenti in Regione e chiusi prima del tempo.  Dopo una lunga battaglia, il Tar del Lazio ha dato ragione alla sindaca Virginia Raggi. Il tribunale amministrativo, con decreto cautelare, ha bocciato la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco Comune di Albano, Albano Massimiliano Borelli, contro la riapertura della discarica nel proprio territorio. Stando a quanto sostengono i giudici amministrativi, l’interesse pubblico prevalente è quello che ha portato all’emanazione dell’ordinanza della Città Metropolitana di Roma e quindi l’impianto deve ripartire. Riapertura che dovrà attendere ancora qualche giorno perché, nonostante quanto deciso dalla prima cittadina, questioni burocratiche ne bloccano l’iter.

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  1. Sui vaccini decidere tocca a noi
  2. Danno erariale sui derivati a Milano. Accuse pure all’ex sindaco Pisapia. La Corte dei Conti: dilapidati 70 milioni di euro. Mediatori finanziari e 64 ex amministratori nel mirino
  3. Nicola Cosentino condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa nell’appello del processo Eco4
  4. Concorso esterno, ex senatore di Forza Italia Antonio D’Alì condannato in appello a 6 anni: “Era a disposizione dei Messina Denaro”

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