Da Fassina a Grasso, LeU si schiera dalla parte del Movimento 5 Stelle. Anche Renzi si dice pronto a modificare il testo anche se non lascia capire in quale direzione vorrebbe farlo. Forse è inevitabile: su temi delicati com’è quello della giustizia anche all’interno della maggioranza si finisce con l’avere opinioni e posizioni differenti. Specie se – come in questo caso – stabilire il margine di eventuali modifiche potrebbe ricalibrare le posizioni di potere tra i partiti che compongono la maggioranza stessa. Il fatto stesso che Mario Draghi abbia chiaramente aperto alle modifiche della riforma proposta da Marta Cartabia dopo l’incontro con Giuseppe Conte la dice lunga sul peso specifico che il premier attribuisce al Movimento. Già, perché uno dei più critici alla riforma così come concepita è stato proprio il predecessore di Super Mario. Di fatto, dunque, Conte non solo è il leader del Movimento cinque stelle, ma in questo momento si può dire anche che sia il leader di quella posizione trasversale critica con la riforma così com’è stata inizialmente licenziata dal Consiglio dei ministri.
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Ormai è ufficiale: il M5S ha ritrovato la sua quadra attorno a princìpi ben saldi e, soprattutto, attorno a un leader che detta una linea politica: Giuseppe Conte. E la quadra non poteva che essere trovata attorno al tema della giustizia. Se non ci saranno “miglioramenti” sulla riforma della giustizia, l‘ipotesi di dimissioni dei ministri M5s dal governo Draghi “è una cosa da valutare insieme a Giuseppe Conte”. A dirlo è stata ieri la ministra 5 stelle alle Politiche giovanili Fabiana Dadone intervenendo durante la trasmissione Agorà Estate (leggi l’articolo). “Se è a rischio l’appoggio dei Cinque stelle al governo? Dipende quale sarà l’apertura sulle modifiche tecniche”, ha dichiarato, “l’obiettivo di tutti non è certo garantire le impunità in certi casi, ma velocizzare i processi”. Alle parole della Dadone inevitabilmente sono piovute giù polemiche da parte dei soliti politicanti che hanno fatto finta di non capire: i ministri Cinque stelle prima accettano che il governo ponga la fiducia – questo il senso delle loro parole – e poi minacciano il giorno dopo. In realtà nessuna incoerenza: “La linea – spiega un parlamentare pentastellato – è invece molto chiara: siamo disposti a votare la fiducia ma non a questa riforma. D’altronde sono stati gli stessi Mario Draghi e Marta Cartabia a dire esplicitamente di essere disposti a modificare l’impianto della riforma”.
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Per la Giustizia appurare responsabilità nelle stragi e nelle tragedie è da sempre compito arduo e forse lo sarà sempre di più. Già perché con la riforma del processo penale voluta dalla ministra Marta Cartabia, come ci viene ripetuto da giorni da avvocati e magistrati, il rischio è che procedimenti come quello sulla strage di Rigopiano (leggi l’articolo) o quello del crollo del ponte Morandi (leggi l’articolo) potrebbero finire in un nulla di fatto se, in secondo grado, non si concludessero entro i due anni. Sembra un paradosso eppure è quanto intravedono all’orizzonte le famiglie delle vittime che dopo il danno, potrebbero subire pure la beffa e per questo stanno dando battaglia. SACROSANTO TIMORE. Le modifiche alla prescrizione immaginate dalla riforma Cartabia “rischiano di portare all’estinzione perenne anche di processi complessi e di grande rilevanza come il nostro, questi però non sono processi a ‘ladri di galline’, sono processi che possono elevare la nostra democrazia od affossarla” è quanto si legge nel comunicato pubblicato dal comitato dei parenti delle vittime del ponte Morandi di Genova.
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Andate avanti voi che a me vien da ridere. Dopo aver sentito montagne di fesserie dai giuristi à la carte innamorati della riforma Cartabia, ecco che arrivano le condanne d’Appello agli ex sottosegretari berlusconiani Cosentino e D’Alì (leggi l’articolo), il primo a dieci anni e il secondo a sei, entrambi per concorso esterno in associazione mafiosa. Ai fini costituzionalisti in trincea per abbattere la legge Bonafede, dev’essere sfuggito che per Cosentino il processo di secondo grado è durato quasi 4 anni e 8 mesi, mentre per D’Alì ci sono voluti 3 anni e mezzo. Se fosse in vigore la norma che vuol propinarci la guardasigilli, i due ex parlamentari sarebbero da tempo liberi come l’aria, in quanto dopo due anni senza sentenza in Appello, e appena uno in Cassazione, scatterebbe l’improcedibilità. Dunque liberi tutti. Questa situazione, non proprio un sorpresa per chi segue i fatti giudiziari, è denunciata da poche voci intellettualmente libere, con gli ultimi casi (leggi l’articolo) del Procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho e del capo della Procura di Catanzaro, Gratteri. Parole nette, di fronte alle quali la stessa Cartabia non ha fatto un plissé, continuando a raccontarci la favoletta che la sua riforma non fa sconti a nessuno (leggi l’articolo), anche se casualmente i soliti noti della vecchia politica e degli affari stanno facendo di tutto per farla passare.
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La prima cittadina riporta una grande vittoria in tribunale. Anche i giudici amministrativi ritengono che per combattere l’emergenza rifiuti bisogna usare gli impianti già presenti in Regione e chiusi prima del tempo. Dopo una lunga battaglia, il Tar del Lazio ha dato ragione alla sindaca Virginia Raggi. Il tribunale amministrativo, con decreto cautelare, ha bocciato la richiesta di sospensiva presentata dal sindaco Comune di Albano, Albano Massimiliano Borelli, contro la riapertura della discarica nel proprio territorio. Stando a quanto sostengono i giudici amministrativi, l’interesse pubblico prevalente è quello che ha portato all’emanazione dell’ordinanza della Città Metropolitana di Roma e quindi l’impianto deve ripartire. Riapertura che dovrà attendere ancora qualche giorno perché, nonostante quanto deciso dalla prima cittadina, questioni burocratiche ne bloccano l’iter.
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Siccome mi vedono in televisione, ci sono persone che mi fermano in strada per chiedere consigli sui vaccini. Spiegare che non sono neppure lontanamente un medico non li fa desistere. E come non comprenderli? Dopo aver sentito tutto e il contrario di tutto dalle pop star della virologia, ormai un giudizio vale l’altro, e io sono pur sempre uno che appare in tv. Così se non voglio far nottata, ripeto la solita tiritera: “vogliamo uscire dalla pandemia o convivere a tempo indeterminato con le ondate dei contagi, le restrizioni sanitarie, il rischio delle varianti, i conteggi nelle terapie intensive? Allora fateveli questi vaccini, che adesso non c’è nemmeno la scusa di non trovarli. E adesso posso andare?”. E no, mi rispondono, perché ci sono politici che non l’hanno fatto, e anzi chiedono di non farlo ai bambini fino a 40 anni. “A parte il fatto che a 40 anni si è un po’ cresciutelli – domando – chi sono questi politici? Quelli che l’anno scorso chiedevano di aprire tutto mentre contavamo centinaia di morti al giorno, tipo Salvini? O quelli che non vogliono sentirne di Green Pass, come la Meloni? O i loro trombettieri in tv, che volevano toglierci già un anno fa le mascherine? Per capire quanto c’è da fidarsi di questi irresponsabili possiamo contare i nuovi casi di Covid a Roma, quintuplicati dopo la sciocchezza dei festeggiamenti per la vittoria agli Europei”.
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Anziché garantire la Città metropolitana di Milano dai rischi, i contratti derivati stipulati nel corso degli anni avrebbero prodotto un danno erariale di oltre 70 milioni di euro. L’ennesimo scandalo legato all’uso dei particolari strumenti finanziari negli enti pubblici è esploso in Lombardia. La Corte dei Conti ha indagato due intermediari finanziari, Bank of America e Dexa Prediop spa, e 64 ex amministratori e dirigenti della ex Provincia, tra i quali l’ex sindaco e attuale eurodeputato dem Giuliano Pisapia. IL CASO. La Procura contabile lombarda ha appena inviato i 66 inviti a dedurre, l’equivalente dell’avviso di garanzia, ipotizzando un danno milionario a causa della conclusione e gestione di alcuni contratti swap considerati diseconomici per l’ente. Una mossa compiuta alla luce delle indagini svolte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Milano e supportate da una consulenza richiesta dagli inquirenti ai funzionari del Nucleo di supporto all’autorità giudiziaria della Banca d’Italia.
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Secondo l'accusa l'ex sottosegretario berlusconiano era il referente politico nazionale del clan dei casalesi, con il quale l'esponente politico aveva stretto un patto di ferro per ottenere appoggio elettorale in cambio di un contributo ai camorristi. Questo processo sarebbe morto se fosse già entrata in vigore la Riforma Cartabia. A novembre 2016 nove anni di carcere in primo grado. Ora 10 anni nell’appello di un processo che sarebbe morto se fosse già entrata in vigore la Riforma Cartabia. È la decisione dei giudici della quarta sezione del Corte d’Appello di Napoli, che hanno condannato per concorso esterno in associazione mafiosa Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia ed ex coordinatore regionale del Pdl Campania. La sentenza è stata pronunciata al termine del processo Eco4, dal nome del consorzio che si occupava della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in diversi comuni del Casertano. In primo grado Cosentino, assistito dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, era stato condannato a 9 anni di carcere (la richiesta era di 16 anni) e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concorso esterno in associazione camorristica, con sentenza pronunciata dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il 17 novembre 2016, dopo oltre 140 udienze.
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L’ex senatore berlusconiano Antonio D’Alì è stato condannato a 6 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte d’Appello, al termine di un lungo iter processuale iniziato nel 2011. “E’ stato il politico a disposizione dei Messina Denaro, prima del vecchio don Ciccio e poi del figlio Matteo, tuttora ricercato”, ha detto il procuratore generale Rita Fulantelli, che al termine di una requisitoria durata due ore aveva chiesto la condanna a 7 anni e 4 mesi. La corte d’Appello inoltre lo ha interdetto per 3 anni dai rapporti con i pubblici uffici. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. Il processo d’Appello bis ha avuto inizio dopo l’annullamento nel gennaio 2018 della Corte di Cassazione del precedente giudizio di assoluzione e prescrizione per i fatti precedenti al 1994. Anche in questo caso, come nel caso del processo d’appello a Nicola Cosentino concluso oggi, se fosse stata in vigore la riforma Cartabia sulla prescrizione, la sentenza non sarebbe stata pronunciata perché sarebbe già stato superato il limite di 3 anni previsti dal disegno di legge della ministra per reati di mafia.
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"I procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità" e comunque "per i reati più gravi si prevede una possibilità di proroga", sostiene la ministra rispondendo al question time. Ma di per sè nè l'associazione mafiosa nè quella terroristica sono punite con l'ergastolo: gli appelli si estinguerebbero in tre anni. “Spesso in questi giorni si è detto che i processi di mafia e terrorismo andranno in fumo. Non è così“, perché “i procedimenti puniti con l’ergastolo non sono soggetti ai termini dell’improcedibilità” e comunque “per i reati più gravi si prevede una possibilità di proroga“. Durante il question time alla Camera, in risposta a un’interrogazione dei deputati ex M5S de “L’alternativa c’è” sulla riforma penale approvata in Consiglio dei ministri, la ministra della Giustizia Marta Cartabia liquida così le preoccupazioni espresse rispetto al testo da magistrati antimafia come Nicola Gratteri, Federico Cafiero De Raho e Alessandra Dolci, che hanno parlato di un’amnistia mascherata capace di minare addirittura la sicurezza del Paese, mandando in fumo anche procedimenti per reati di altissimo allarme sociale.
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Sembra esserci una maledizione dietro al concorso del Comune di Roma per l’assunzione di 1.512 dipendenti. Prima il sistema si è inceppato con alcuni candidati che hanno notato due risposte identiche in una singola domanda decretando l’annullamento della prova del 25 giugno scorso, poi la presunta truffa ai danni di un centinaio di partecipanti che è stata portata alla luce ieri. Un raggiro surreale consumato su Facebook dove i concorsisti sono stati contattati da un profilo, poi risultato falso, intestato all’assessore al Personale della giunta Raggi, Antonio De Santis (nella foto) con un messaggio in cui si legge: “Ciao vincitori, congratulazioni per la tua fortuna. Solo i fortunati saranno selezionati come vincitori e riceveranno un messaggio speciale da me”. Il testo, però, andava oltre chiedendo anche di registrarsi su un sito creato ad arte, inserendo i propri dati personali che erano, come accertato dagli agenti della polizia locale che hanno scoperto il raggiro, il vero obiettivo del hacker. Un caso su cui indagherà la Procura di Roma, con un fascicolo contro ignoti, per capire chi ci sia dietro al furto d’identità consumato nei confronti dell’assessore e di questa truffa online.
Leggi tutto: Hacker scatenati al concorso del Comune di Roma. L’ultima trovata per colpire la Raggi. Clonato il...
Quando pensavamo di averle viste tutte, con l’armamentario delle destre più becere e oscurantiste di sempre dispiegato in esibizioni di crocifissi ai comizi, diritti civili lapidati in tv, persino la pretesa di non fare i vaccini a chi ha meno di 40 anni mentre c’è una pandemia, ecco che spuntano nuove vette inesplorate. L’ultima l’ha appena indicata il ministro Giancarlo Giorgetti (nella foto), cioè l’eminenza grigia della Lega, che ha chiesto di frenare la transizione ecologica se no un po’ di aziende non potranno più produrre i loro motori e impianti inquinanti. Nelle ore in cui Germania e Belgio piangono quasi duecento morti per un disastro dovuto ai cambiamenti climatici, il nostro ministro dello Sviluppo (e braccio destro di Salvini) ci rivela di essere rimasto ai Flintstones, oltre che dimenticare l’obiettivo a cui è vincolato gran parte del Recovery Plan. Limiti che in tanti casi, in passato, non hanno retto alle imposizioni di una politica ottusa e di poco respiro, genuflessa agli interessi dei padroni delle ferriere piuttosto che dell’ambiente e della casa comune. Questa destra arcaica e affarista è oggi al governo del Paese grazie alla promessa fatta da Mario Draghi al Parlamento italiano e alla Commissione europea di ben altro sostegno ai temi green.
Leggi tutto: La destra ha già tradito l’Ambiente
È stato arrestato Massimo Adriatici, l’assessore alla Sicurezza della Lega di Voghera, comune in provincia di Pavia, accusato di aver sparato mortalmente a un 39enne di nazionalità marocchina nel corso di una lite. Il fatto è accaduto intorno alle 22 di ieri, davanti a un bar che si affaccia su piazza Meardi. I carabinieri di Pavia stanno procedendo con le indagini per chiarire la dinamica della vicenda. Adriatici, ora indagato per eccesso di legittima difesa, assessore alla Sicurezza nella Giunta di centrodestra guidata dalla sindaca Paola Garlaschelli, ha detto agli inquirenti che il colpo è partito involontariamente. Adriatici – docente di diritto penale e procedura penale presso Scuola allievi agenti Polizia di Stato Alessandria ed ex docente dell’Università del Piemonte Orientale – deteneva regolarmente la pistola con cui ha sparato. Originario di Voghera, è assessore alla Sicurezza dello stesso Comune da ottobre del 2020. Eletto nelle file della Lega, è titolare di uno studio di avvocatura molto noto, ed è salito all’onore delle cronache locali per iniziative contro la cosiddetta “malamovida” come l’abuso di sostanze alcoliche nelle ore serali.
Leggi tutto: A Voghera un assessore della Lega spara e uccide un marocchino di 39 anni nel corso di una lite. È...
«Il 50 % dei processi» finirà sotto la scure della improcedibilità con la riforma della prescrizione della ministra della Giustizia Marta Cartabia». E «temo che i 7 maxi processi» contro la 'ndrangheta che si stanno celebrando nel distretto di Catanzaro «saranno dichiarati tutti improcedibili in appello». A lanciare quello che lui stesso definisce «un grande allarme sociale che riguarda la sicurezza» è il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, davanti alla Commissione Giustizia della Camera. Il problema non riguarda solo i processi di mafia, spiega il procuratore, ma anche i reati contro la pubblica amministrazione. «In termini concreti le conseguenze saranno la diminuzione del livello di sicurezza per la nazione, visto che certamente ancor di più conviene delinquere». dice il procuratore rispetto alle nuove norme che scattano quando il processo di appello e quello in Cassazione non terminano rispettivamente entro 2 e un anno. Secondo Gratteri, la riforma della giustizia, rispetto alla improcedibilità dell'azione penale, avrà come come effetto «quello di travolgere un enorme numero di sentenze di condanna» e tra le conseguenze ci sarà «la diminuzione del livello di sicurezza per la nazione».
Leggi tutto: LA PROVOCAZIONE Giustizia, allarme dei magistrati antimafia: più giudici per velocizzare i...
"Strizzare l'occhio a qualche componente no vax rischia di fare molto male al Paese". Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, ospite di Andrea Pancani a Coffee Break su La7, ha insistito ancora una volta sull'urgenza di vaccinarsi contro il Covid. "Se nei prossimi due mesi non vaccineremo il maggior numero di persone possibile a ottobre sarà un disastro", ha profetizzato. Poi ha criticato duramente le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini, secondo il quale sotto i 40 anni il vaccino non servirebbe: "Non sono d'accordo e non capisco neanche bene come si può permettere un politico di fare un'affermazione del genere visto che non mi pare che stiamo parlando di medici, scienziati o ricercatori". "La vaccinazione deve essere di massa perché devono essere protette le fasce più deboli che sono certamente le persone di 70, 80, 90 anni. Ma io l'altroieri ho ricoverato un uomo di 50 anni che sta rischiando di andare verso l'intubazione ed era uno di quelli che aveva detto di volersi vaccinare con calma a settembre-ottobre - ha continuato Bassetti -. Come facciamo a dare queste informazioni alla gente dicendo ai giovani di non vaccinarsi perché non sono a rischio?". Secondo l'esperto dovrebbero vaccinarsi più persone possibili in tutte le classi di età: "Sentire dei politici che vanno contro la vaccinazione dimostra un'assoluta immaturità della politica italiana".
Leggi tutto: Vaccino, Matteo Bassetti picchia duro: "Strizzare l'occhio ai no vax rischia di fare molto male al...
Per Matteo Renzi l’avviso di garanzia che l’ha raggiunto insieme ai produttori Lucio e Niccolò Presta (leggi l’articolo) è un’intimidazione dei soliti magistrati politicizzati e con chissà quale inconfessabile disegno, ma a un super consulente della sua taglia, chiamato in tutta l’Arabia e dintorni per parlare di grandi strategie planetarie, doveva venire in mente che la storia del documentario su Firenze costato quasi mezzo milione solo per l’ex premier e poi rivenduto ad appena 20mila euro sarebbe finita inevitabilmente sotto le lenti di Procura, antiriciclaggio di Bankitalia e Guardia di Finanza. Ora vedremo a cosa porterà l’inchiesta, e non ci sogniamo di dire in questa sede se il capo di Italia Viva è responsabile o meno di un nuovo presunto finanziamento illecito, dopo l’altro caso in cui è coinvolta la fondazione Open (leggi l’articolo), nata per gestire le manifestazioni politiche della Leopolda. Ma c’è un aspetto niente affatto secondario, proprio mentre la Rai sta cambiando i suoi vertici, che riguarda l’inspiegabile strapotere di certi agenti televisivi anche dentro la televisione pubblica.
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Sono circa 916 gli emendamenti alla riforma del processo penale che il M5S ha depositato in Commissione giustizia alla Camera. Il capogruppo in Commissione giustizia, Saitta: “Fondamentale scongiurare il pericolo di isole di impunità”. Sono circa 916 gli emendamenti alla riforma del processo penale, ai 24 emendamenti presentati dal governo, che il M5S ha depositato in Commissione giustizia alla Camera. Questi subemendamenti non includono quelli sulla prescrizione (articolo 14 del ddl Bonafede) in quanto il termine per i sub emendamenti scade alle 18. “L’audizione oggi in commissione Giustizia alla Camera di Nicola Gratteri – dichiarano in una nota le deputate e i deputati del M5S in commissione Giustizia -, procuratore capo di Catanzaro, è stata drammaticamente chiara: la riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia deve essere modificata”. “Tra tutte le critiche espresse da Gratteri – aggiungono dal M5S – quelle che più preoccupano, poiché prefigurano scenari inquietanti, sono relative alle conseguenze concrete: ‘convenienza a delinquere’ e ‘diminuzione del livello di sicurezza per la Nazione'”.
Leggi tutto: Il M5S bombarda la riforma Cartabia con oltre 900 emendamenti. Gratteri alla Commissione...
Sono 63 gli indagati, tra cui i politici di Forza Italia Lara Comi, Pietro Tatarella e Fabio Altitonante, rinviati a giudizio dal gup di Milano, Natalia Imarisio, nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei poveri” (leggi l’articolo) su un giro di tangenti, appalti, nomine e finanziamenti illeciti con al centro Nino Caianiello, il presunto “ras” di Forza Italia a Varese ed ex coordinatore provinciale degli azzurri. Il processo, con rito ordinario, si aprirà il prossimo 18 novembre davanti alla sesta sezione penale del Tribunale. Rimangono in udienza preliminare circa 27 gli altri indagati che hanno chiesto i riti alternativi, tra cui il patteggiamento, la sospensione della processo con la messa alla prova e il giudizio abbreviato. Tra coloro che puntano a patteggiare, oltre al deputato di Fi Diego Sozzani, accusato di corruzione, ci sono le 11 persone che si sono già viste respingere l’istanza in fase di indagini preliminari. Tra quest’ultime, c’è Caianiello che ha collaborato a lungo nell’inchiesta concordando con la Procura una condanna a 4 anni e 10 mesi.
Leggi tutto: Mensa dei poveri, 63 a processo per il “sistema Caianiello” in Lombardia. Rinviata a giudizio...
Quando arrivo a vergognarmi per il servilismo di certi giornali e giornalisti di fronte al potere c’è sempre qualcuno che riesce a battere i record precedenti, scrivendo a sprezzo del ridicolo inarrivabili pochade, ricordandomi che al peggio non c’è fine. L’ultimo di questi racconti, su un giornale romano, mi ha fatto piegare in due dalle risate, e per chi se lo fosse perso può essere riassunto così: Draghi al governo non solo ha debellato l’invincibile pandemia del Covid e fatto arrivare i miliardi che mai il precedente premier Conte avrebbe ottenuto dall’Europa (dimenticando che fu proprio Conte a contrattare il Recovery Fund), ma grazie ai prodigi di Mr. Bce ora una serie di incantesimi fa brillare lo stellone dell’Italia. E d’altra parte, quando mai senza Super Mario a Palazzo Chigi avevamo vinto l’Eurovision, apparentemente con i Måneskin sul palco, ma in realtà con Draghi a cantare e suonare? E a chi, se non a questo eccellentissimo Presidente del Consiglio si deve il merito di Berrettini che arriva in finale a Wimbledon? Voi non ve ne siete accorti, ma sotto la barbetta di Matteo c’era Draghi, anche se qualche sospetto era venuto persino a me, visto che nessuno se non Mario nostro possiede quel formidabile servizio. È stato a Wembley che però si è scoperto tutto.
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Incontro a Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. Il garante del M5S e il leader in pectore sono stati a pranzo insieme in un locale della località di mare dove il comico possiede una villa. “E ora pensiamo al 2050!” ha poi scritto sulla sua pagina Facebook Grillo pubblicando una foto dell’incontro con l’ex premier. “Il MoVimento 5 Stelle è finalmente pronto a ripartire. Dobbiamo ringraziare Beppe e Giuseppe – ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli -, ma anche tutte le persone che vogliono bene al MoVimento, le migliaia di attivisti, i portavoce. Sono tutte queste persone il vero comitato dei saggi del MoVimento 5 Stelle, una comunità che in molti vorrebbero cancellare, ma che da ogni crisi esce più forte di prima. E sarà così anche questa volta”. “Bisogna sempre guardare avanti con fiducia – scrive su Facebook Luigi Di Maio -, ragionando da squadra e pensando all’intera collettività. Non è sempre necessario scegliere tra due parti, è invece importante agire pensando all’unità, per costruire e rafforzarsi. Con impegno, dialogo e mediazione si può raggiungere sempre la migliore soluzione per tutti. Avanti”.
Leggi tutto: “E ora pensiamo al 2050!”. Beppe Grillo e Giuseppe Conte si sono incontrati a Marina di Bibbona....
Non abbiamo fatto in tempo ad appassionarci alle sorti di Vittorio Feltri a Libero, dove il nuovo direttore Sallusti pare che lo voglia cacciare, ed ecco che il decano dei giornalisti di destra ha già in testa un nuovo lavoro. Se lo eleggeranno – se – farà il capolista della Meloni al Consiglio comunale di Milano. Niente male per un signore che ammette di non saper amministrare nemmeno un condominio, e che quindi si presta alle urne giusto per spostare un po’ di voti di Salvini e Berlusconi verso i Fratelli d’Italia, visto che alla sua età è improbabile che poi si voglia sbattere tra le commissioni e l’aula di Palazzo Marino. Ad avere uno spirito cinico, ci sarebbe da augurarsi che Vittorio nostro ce la faccia, così poi chissà che siparietti ci farà vedere, esattamente come il suo omonimo Sgarbi a Roma, con la differenza che almeno il critico d’arte si occuperebbe di cultura, sulla quale di certo sa che dire.
Leggi tutto: Al peggio delle destre non c’è fine
È da anni che ne avevo il sospetto, ma adesso c’è la prova che la campionessa olimpionica delle supercazzole è la ministra Cartabia. Nessuno si stupisca, perciò, se ce la ritroveremo Presidente della Repubblica, ma anche Papa se deciderà di farlo, perché vorrei vedere quanti saprebbero camuffare la prescrizione con l’improcedibilità e convincere tutti che non c’è trucco e non c’è inganno. Roba che Copperfield scansate! Così finisce alle ortiche un’altra delle bandiere di civiltà – che i corrotti con i loro partiti di riferimento fanno passare per l’esatto contrario – secondo cui chi finisce sotto processo è innocente o è colpevole, mentre in Italia ogni anno migliaia di imputati la fanno franca, con una evidente maggioranza di chi ha i soldi per pagarsi gli avvocati più abili nell’allungare quanto basta i processi. Purtroppo la caduta del governo Conte porta in dote anche questa schifezza, e se i Cinque Stelle avessero lasciato a Draghi e alle destre totale libertà di azione ora riavremmo la stessa prescrizione che c’era prima della legge Bonafede, e pure peggio, perché Italia Viva e Forza Italia (ormai due corpi e un’anima) hanno anche protestato per l’allungamento dei termini ottenuto dai ministri del Movimento in Appello e Cassazione prima che il processo si chiuda senza una sentenza.
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