Imagoeconomica berlusconi e mesLa posizione della Lega e di Fratelli d’Italia sul Mes è sempre stata chiara, cristallina: un no secco, senza se e senza ma, con o senza condizionalità, riforma o non riforma. Il no è sempre stato perentorio ed inappellabile. Molto diversa, anzi opposta, la posizione dell’alleato forzista, che sull’eventuale ricorso al Mes sanitario è sempre stato possibilista. Almeno fino ieri, quando dopo mesi di distinguo è passata la linea dettata da FdI e soprattutto dalla Lega, che sul controverso argomento ha lanciato a Silvio Berlusconi un vero e proprio ultimatum: chi vota a favore del Mes non sarà più compagno di strada della Lega.  A formulare l’aut aut è lo stesso Matteo Salvini che mette in chiaro come la riforma del regolamento del Mes, approvata lunedì dall’Eurogruppo, “riesce a peggiorare un trattato già negativo perché divide l’Europa in buoni e cattivi, serie A e serie B e ovviamente, per i signori di Bruxelles, gli italiani sono di serie B e dovrebbero pagare senza dire nulla per coprire i buchi di altri. Chiunque in Parlamento approverà questo oltraggio, danno per l’Italia e le generazioni future – scandisce -, si prende una grande responsabilità: ho posto le nostre condizioni, così finalmente mettiamo le cose in chiaro e si vede da che parte sta FI. Se voterà sì alla riforma si apre un problema politico”.

Posizione decisamente inequivocabile, di fronte alla quale prontamente arriva la risposta del Cavaliere: “Il 9 dicembre non sosterremo in Parlamento la riforma del Mes perché non riteniamo che la modifica approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo”, afferma Berlusconi, “Due sono i motivi che principalmente ci preoccupano. Il primo: le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Il secondo: il Fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento Ue non avrà alcun potere di controllo e la Commissione sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile. Purtroppo sono state ignorate le nostre proposte per un’indispensabile riforma del Mes che sono state confermate dal voto del Parlamento europeo. Per queste ragioni, quindi, FI non voterà in Parlamento per questa riforma del Mes”.

Immediata la soddisfazione dalle parti di via Bellerio, dove non si manca di sottolineare che Salvini ha “dettato la linea” e da parte di FdI: “È una battaglia di cui FdI si è fatto promotore fin da subito, che da sempre condividiamo, il 9 dicembre scriveremo insieme una pagina di storia per difendere la sovranità nazionale dal cappio che l’eurosistema vorrebbe stringere al collo dell’Italia”, dichiara Giorgia Meloni.

Tutto questo entusiasmo non si registra però fra i forzisti, che hanno sempre sostenuto l’utilizzo della linea di credito da 37 miliardi per la Sanità, tanto da richiedere spiegazioni urgenti alle capigruppo, Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini. Prova a spiegare il cambio di rotta il deputato e portavoce dei gruppi azzurri Giorgio Mulè “Non c’è nessuna genuflessione a Salvini, né una obbedienza al diktat della Lega. Da parte di Silvio Berlusconi è arrivata una riflessione motivata su una riforma del Mes che non è digeribile per il bene dell’Italia e che pretende di essere approfondita. Allo stesso tempo rimane ferma e granitica la nostra posizione a favore del Mes sanitario. Ritenevamo e riteniamo che quei 37 miliardi vadano presi al più presto possibile”. Ma la tensione è palpabile sono in molti a ritenere che Berlusconi abbia ceduto al ricatto di Salvini ed ora rischia di morire politicamente. Una vera e propria tempesta che rischia di deflagrare.

Articolo di Laura Tecce per LaNotiziaGiornale.it

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