Poche settimane fa, a Verona, rubano la Range Rover Sport di un ex calciatore della Juventus. Dopo la denuncia, grazie all’antifurto satellitare con Gps, la polizia localizza la costosa Suv: era già quasi a Roma. Gli agenti arrestano i ladri: il furto era su commissione. La consegna al «mandante» doveva avvenire in zona Monterotondo. Di solito, però, non va così. Dopo cinque anni di costante calo, i furti sono tornati a crescere e nel 2018, ogni santo giorno, sono state rubate in media 287 vetture, per un totale di 105.239 auto (+5,2%). Contemporaneamente è diminuita la percentuale di ritrovamento: 39,5%, era del 44% nel 2016 e del 53% nel 2007. A seconda della regione in cui si vive le probabilità di restare vittima di un furto d’auto e poi di ritrovarla possono cambiare in modo significativo.

  In testa c’è la Campania con 21.577 furti, seguita dal Lazio (19.232), Puglia (17.818), Lombardia (13.004) e Sicilia (12.920). Le regioni in cui le percentuali di ritrovamento si riducono al lumicino restano il Lazio e la Campania. Quelle meno a rischio sono Valle D’Aosta, Trentino-Alto Adige, Molise, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Marche.

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Il cyber ladro

Anche la figura del ladro è cambiata, oramai sono perlopiù organizzazioni criminali che, spesso, provengono da Moldavia, Ucraina, Polonia, Romania e Slovenia. Sono diventati dei «cyber ladri», capaci di «hackerare» le centraline di decine di auto in una giornata, che poi fanno sparire soprattutto in Serbia, Albania e Slovenia oppure verso l’Africa, l’estremo Oriente e il Brasile dove sono a loro volta rivendute come auto usate con telai, targhe e documenti contraffatti. Altre, invece, vengono smontate, nel giro di poche ore, per essere immesse nel redditizio mercato dei ricambi rubati. Secondo la Polizia, l’Italia è pure uno snodo europeo anche per veicoli rubati in Spagna, Francia e Germania. C’è poi la strada della truffa, quella dei proprietari con polizze contro il furto, che si fanno pagare in «nero» l’automobile dai criminali, poi denunciano la scomparsa dell’auto (e incassano il rimborso dalle assicurazioni) quando il mezzo è già stato smontato ed espatriato.

I metodi e il paradosso della tecnologia

Secondo le stime LoJack, elaborate anche sulla base degli strumenti di ritrasmissione recuperati dalla Polizia nelle attività congiunte di recupero, oggi in Italia il 25% dei furti di vetture Suv dotate di chiave che consente l’apertura/chiusura del veicolo a breve distanza, viene compiuto in soli 30 secondi. I metodi hi-tech sono due.

Il primo sfrutta una presa per diagnosticare i guasti (OBD) che oggi c’è in ogni auto: una sorta di scatola nera, che aiuta rapidamente i meccanici a capire cosa non va nell’auto. Ma aiuta anche i ladri che una volta a bordo si collegano a questa presa, «hackerano» il sistema, riprogrammano una chiave «vergine» nel giro di pochi secondi. L’altro «sistema» sfrutta le auto con la tecnologica smart key: grazie a ripetitori di segnale in radiofrequenza il ladro, anche a distanza di alcuni metri, può captare quello della chiave elettronica del proprietario, farlo «rimbalzare» a quello del suo complice, posizionato nelle vicinanze della vettura da rubare. Così i sistemi di protezione dell’auto vengono ingannati, le portiere si sbloccano e ciao auto.

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dall'Articolo di DATAROOM di Milena Gabanelli e Alessio Ribaudo  per Corriere.it 
 
 
 

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