Il terremoto dimenticato del Centro ItaliaA tre anni dal sisma la ricostrizione è ferma: 1.500 sfollati vivono ancora negli alberghi, in 9 mila nei prefabbricati. Oltre 50 mila restano senza casa e senza futuro. Mentre tutta la politica litiga, un intero territorio si spopola e muore. E' il silenzio, sapete. Quel silenzio che se non lo ascolti non puoi capire, ma se ci caschi dentro invece capisci tutto. Un silenzio che puzza di detriti, di urla, di smemoria, di attesa, di destino, di fatalità, di rassegnazione, di tutto, di niente. Odora di silenzio, ma non quello rilassante, sognante. L’altro, quello della morte. Neppure gli uccellini sembrano cantare allo stesso modo. Sotto di loro, un cantierino ogni tanto, che mette tristezza.

Le macerie sempre lì, accumulate come sculture postmoderne. In 1.500 ancora negli alberghi, in 9 mila nei prefabbricati, in 39 mila a prendere il sussidio, in 50 mila senza casa e senza futuro. Ancora dopo tre anni.

UN TERREMOTO DIMENTICATO DA TUTTI

È comprensibile che per l’anniversario del ponte Morandi si spendano parole di cordoglio e anche di retorica, la musichetta patetica in sottofondo, le vittime vere che non si distinguono dagli esibizionisti e dagli opportunisti, ma di questa catastrofe epocale del terremoto nello stomaco d’Italia si son dimenticati tutti alla svelta e la ragione è semplicissima, è che la prima a dimenticarsi è stata la politica e la grande informazione, più o meno distratta, più o meno complice, s’è adeguata. Il terremoto lo tirano fuori solo se e quando serve per ragioni strumentali e una capogruppo di Fratelli d’Italia lo scorso 7 agosto ha accusato il governatore regionale marchigiano di farsi pubblicità sulle macerie per nuocere all’attuale governo. Che 15 giorni dopo non c’è più e così anche il percorso della ricostruzione ricomincia da capo nel solito allucinante gioco dell’oca. Ma perché?

Accumoli in una foto del 10 agosto 2018.

DALLA SINISTRA AI LEGHISTI PASSANDO PER I PIDDINI: NESSUNO SE NE OCCUPA

Il fatto, il fattaccio è che sulla ricostruzione abortita non ci sono innocenti: né la sinistra di prima, né i leghisti e i grillini di poi. Si sono ripassati commissaripromesse, bandiere, e poi sono spariti tutti. Ma perché qui niente, come ad Ischia, come a L’Aquila, mentre in Emilia Romagna Sergio Mattarella poteva congratularsi per l’avanzato stato della ricostruzione già nel 2017, a cinque anni dai crolli? Perché ad Arquata del Tronto stanno sbaraccando ancora le rovine e altrove neanche quello? Perché c’è territorio e territorio, quante volte l’abbiamo ripetuto, ci sono le lande derelitte, poco o niente rilevanti, come le Marche, come gli Abruzzi, e ci sono le zone fertili, grasse anche per raccolto elettorale. C’è poi, sicuramente, un problema di mentalità, di praticità: le leggi che disciplinano le fasi successive a una calamità naturale sono in gran parte confliggenti, si neutralizzano le une con le altre e le istituzioni restano paralizzate. Ma perché?

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dall'articolo di Massimo Del Papa  per Lettera43.it 

 

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