di maio zinga e CONTESi arriva subito al dunque, dopo il primo sorso dell’aperitivo. In clima schietto, ma cordiale. Ecco Luigi Di Maio, polo Lacoste, che illustra la sua posizione a Zingaretti: “Nicola, sai quale è il nostro apprezzamento e la nostra stima per Conte. Per me è lui il perno attorno a cui costruire un Governo con voi”. Ecco Zingaretti, camicia bianca botton down, giacca blu dell’abito lasciata in macchina: “Guarda, nessun problema personale con Conte. Però il punto è politico”. Ed è sul punto politico che si inceppa la trattativa: “Per me, per il Partito democratico, occorre un Governo di svolta rispetto a questi quattordici mesi. Sono disponibile al confronto, l’ho detto pubblicamente, ma sulla base di una discontinuità. Di agenda e del nome per palazzo Chigi”. Casa di Vincenzo Spadafora, Castel Sant’Angelo. Il padrone di casa se ne va, dopo i convenevoli, per favorire il faccia a faccia.

Alla fine, il primo incontro tra i due leader rivela quale sia il problema. Prima ancora del taglio dei parlamentari, su cui alla fine un arzigogolo si trova. Perché, a quattr’occhi, Di Maio usa toni assai meno ultimativi rispetto agli spin di giornata, affidati alle agenzie: o così, o salta tutto. Alla fine, nel ragionamento a due, si conviene che è possibile giocare con il calendario, intavolando una discussione sui regolamenti parlamentari e sulla legge elettorale in modo da rendere potabile per il Pd la riforma su cui ha già votato contro. Parliamoci chiaro, questa roba è il grimaldello per giustificare – dal punto di vista dei Cinque stelle - l’alleanza col Pd (facendola digerire al popolo pentastellato) o per giustificare la rottura e cambiare schema (per la serie: non l’hanno voluta votare così, ma ci hanno messo tutta una serie di paletti).

Ma il punto non è questo. È il nome. E, alla fine dell’incontro, Zingaretti per correttezza ha chiamato Renzi: “Ti volevo informare che, secondo il mandato della Direzione, ho comunicato a Di Maio che il Pd considera il no a Conte irrinunciabile per intavolare il confronto sul nuovo Governo”. Il senatore di Rignano che ieri ha fatto trapelare ai giornali l’opposto, ha risposto: “Hai fatto bene, condivido questa posizione”. Questo è il succo. Poi è chiaro che, come accade in queste conversazioni, i due si sono annusati, studiati. Uno ha capito che i gruppi dei Cinque Stelle spingono per l’accordo col Pd, l’altro che Renzi controlla ancora i gruppi al Senato. Ed è un problema per Di Maio, non di poco conto. Per la serie, “tu sai cosa penso di quello là”. Questo è il succo, dicevamo. Alla fine, la sintesi sono le parole che Zingaretti ha comunicato ai più stretti che lo hanno chiamato: “Guardate, ora dipende solo da loro. Noi ci siamo e teniamo aperto il Nazareno anche nel week end per lavorare sul programma”.

......................

dall'articolo di  Alessandro De Angelis  per HuffingtonPost.it 

You have no rights to post comments