LA CADUTA DI SARKOZYPer la prima volta nella storia della Quinta Repubblica francese un ex presidente finirà sotto processo per corruzione. A stabilire questo primato ci ha pensato Nicolas Sarkozy, dopo che la giustizia transalpina oggi ha respinto i ricorsi di ultima istanza presentati dai suoi avvocati nell’ambito del processo sulla presunta corruzione di Gilbert Azibert, un magistrato della Corte di Cassazione.  Così, dopo aver abbandonato l’attività politica nel 2016 dopo la rovinosa disfatta alle primarie dei Repubblicani, Sarkozy continua ad essere al centro di una lunga lista di vicende giudiziarie.

  Quest’ultima sembra essere il frutto di una coincidenza, nata in un modo del tutto fortuito tra telefonate segrete e promesse non mantenute.

I fatti risalgono al 2014, quando Sarkozy aveva già lasciato il palazzo presidenziale da due anni. Durante delle intercettazioni effettuate nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti occulti della campagna presidenziale del 2007 provenienti dalla Libia di Gheddafi, gli inquirenti hanno scoperto per caso che l’ex presidente utilizzava un telefono cellulare con una carta prepagata a nome di “Paul Bismuth” per parlare esclusivamente con il suo avvocato, Thierry Herzog. Sarkozy avrebbe cercato di ottenere attraverso il legale delle informazioni riservate dal magistrato Gilbert Azibert in cambio di una promozione nel principato di Monaco che non è mai arrivata. Una volta appreso di essere intercettato, Sarkozy avrebbe interrotto ogni rapporto con Azibert, nell’inutile tentativo di far cadere i sospetti.

Un atteggiamento degno di un “esperto delinquente”, secondo la procura. Al termine della fase istruttoria, nel marzo del 2018 i giudici hanno deciso di aprire un processo per “corruzione” e “traffico di influenza”, a cui si aggiunge il reato di “violazione del segreto professionale” per Herzog  e Azibert.  Anche se la data non è stata ancora ufficialmente stabilita, Le Monde ha fatto sapere che Sarkozy probabilmente dovrà presentarsi al tribunale di Parigi il prossimo mese.

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dall'articolo di Danilo Ceccarelli per HuffingtonPost.it 

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