Baby squillo5061614 1442 baby squillo roma, nuovo allarme a Roma. «La prostituzione minorile nella capitale vede purtroppo sempre più protagonisti bambine e bambini al di sotto dei 14 anni, anche di 10 o 12 anni». Il dato inquietante è del pm della procura capitolina Maria Monteleone, alla guida del pool dei magistrati che si occupano dei reati contro la violenza di genere e contro i minori, sentita davanti alla commissione parlamentare di inchiesta per l'infanzia e l'adolescenza. Solo nella Capitale, nel 2019, ha spiegato, «abbiamo aperto 31 nuovi procedimenti penali. E negli anni passati c'era stata un'impennata in questa materia dopo la vicenda delle cosiddette baby squillo». Storia che ha ispirato anche la serie tv di Netflix con protagoniste Benedetta Porcaroli e Alice Pagani.  

 

Nel giro della prostituzione minorile a Roma tra le vittime ci sono ragazzini sempre più piccoli, anche sotto i 13 anni. Perfino bambini di dieci anni. Il fenomeno riguarda sia bambine sia bambini e «purtroppo - spiega il magistrato - vede sempre più protagonisti anche bimbi con meno di 14 anni, quindi anche di 13, di 12 o di 10 anni».

Inevitabile, poi, la rievocazione di una vicenda giudiziaria di cui la stessa Monteleone si occupò coordinando le indagini sul caso che sette anni fa vide coinvolte due studentesse di un liceo classico di Roma di 14 e 15 anni. Le vittime furono adescate su internet da tre uomini che le avviarono alla prostituzione in un appartamento del quartiere bene dei Parioli. All'epoca la denuncia partì dalla madre di una delle minorenni, insospettita dall'improvvisa disponibilità economica della figlia.

L'altra mamma risultò invece complice degli sfruttatori, finiti poi come lei in carcere. «Negli anni precedenti abbiamo avuto un'impennata di procedimenti nuovi in questa materia, connessa alla nota vicenda delle baby squillo», ha ricordato il pm. Sollecitata dalle domande della commissione parlamentare, la pm è intervenuta anche sulle modalità delle notizie di reato, con i minorenni come vittime, che giungono agli investigatori e inquirenti. Spesso si tratta di segnalazioni esterne che arrivano da denunce di persone che sono vicine agli ambienti delle famiglie di riferimento, da comunicazioni di vicini di casa, ma anche molto spesso di casi individuati attraverso l'attività di indagine e grazie alla specializzazione delle forze di polizia e della magistratura.

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dall'articolo di IlMessaggero.it 

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