BLOG positivo Fake news sul CoronavirusFake news e Coronavirus sono andati a braccetto fin dagli inizi della pandemia. Il fenomeno è in parte comprensibile e deriva dall’enorme carico d’ansia che contagi e restrizioni stanno portando con sé. Un tema talmente ampio da essere ormai oggetto di ricerca da parte di scienziati e psicologi, come racconteranno questa sera Andrea Crisanti e Mary Aiken durante un convegno dal titolo Dna e Virus. una video conferenza disponibile in streaming in cui si affronteranno i risvolti psicologici della pandemia e il fenomeno della cyberchondria: l’ipocondria amplificata dalla disponibilità di informazioni – vere o false – sui social network.  Senza dubbio negli ultimi mesi ne abbiamo sentite di ogni, navigando sui social o camminando per la strada. Siamo tutti entrati in contatto con teorie molto fantasiose sull’origine del virus, che spaziano dai complotti internazionali alle invasioni aliene fino ai migranti untori. C’è poi chi si è improvvisato medico e ha consigliato rischiosissimi gargarismi con la candeggina e altri rimedi improbabili, oltre a chi naturalmente ha incolpato la rete 5G.  La disinformazione è talmente generalizzata che è veramente difficile stabilire quale bufala sia effettivamente più dannosa delle altre.

Abbiamo però provato a fare questa domanda a Walter Ricciardi. Ricciardi è consulente del ministro Roberto Speranza e rappresentante italiano per l’Organizzazione mondiale della Sanità, un osservatore d’eccezione sulle dinamiche legate ai contagi da Coronavirus.

La più semplice e pericolosa tra le bufale mediche.  La risposta di Ricciardi è interessante, soprattutto pensando alla situazione in cui ci troviamo oggi in Italia. In un certo senso, riguarda ognuno di noi. Secondo il suo parere, la fake news più grande è stata credere…

che il virus si sarebbe indebolito e sarebbe sparito da solo e che magicamente saremmo potuti tornare alla normalità senza un vaccino o una terapia specifica, bufala purtroppo avallata anche da politici e clinici.

Insomma, la fonte più grande di disinformazione è proprio questa idea tanto semplice e per questo insidiosa. Una bufala “ottimista” in cui forse tutti, prima o dopo, abbiamo voluto credere, nella speranza di tornare al più presto alla normalità. Una bugia che ha fatto abbassare psicologicamente la guardia a molte persone e governi, nella convinzione che il peggio fosse passato e che per qualche ragione misteriosa il virus non sarebbe più tornato a diffondersi. Invece, come ha sottolineato tante volte lo stesso Ricciardi, l’unico modo per fronteggiare veramente il Coronavirus è basare comportamenti individuali e decisioni politiche su dati scientifici, senza lasciarci incantare da suggestioni troppo ingenue.

Diffusione del Coronavirus e disinformazione.  Era stato infatti proprio Ricciardi, quest’estate, a confrontare su Twitter due grafici sull’andamento dei contagi da marzo a luglio, uno relativo all’Unione Europea e l’altro agli Stati Uniti. Dal parallelo è evidente come negli Stati Uniti di Donald Trump durante i mesi estivi si sia verificata una impressionante impennata di contagi, molto più rapida che in Europa.

La differenza, scriveva Ricciardi, è stata nella presenza o meno di decisioni politiche prese consultando la comunità scientifica, che lasciassero meno spazio alla disinformazione, alle bufale mediche e falsi ottimismi. Oggi, con l’aggravarsi dell’emergenza e il crescere del numero di persone ricoverate anche qui in Italia, ci troviamo di nuovo di fronte ad un bivio. Ascoltare gli appelli degli scienziati e del personale sanitario e applicare restrizioni più forti, adattandoci al mutare della situazione sanitaria, oppure ritrovarci presto in una situazione catastrofica, simile a quella attuale americana:

Un allarme da non sottovalutare, soprattutto ora che con il rientro sul posto di lavoro di tanti italiani ed europei e la nuova impennata nei contagi, abbiamo una volta per tutte la conferma che la teoria del virus che “sparirà da solo” è la peggiore delle bufale: un vero e proprio inganno alimentato da ansia e comprensibili emozioni di disagio, che ci impedisce di guardare in faccia la realtà.

 

 

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