salvini parler 1 offSalvini si è iscritto a Parler. Forse un gesto di protesta contro Facebook giudicata sinistrorsa e contro Twitter giudicata mondialista, comunque contro le piattaforme forse ora giudicate nemiche del popolo. O forse quello di Salvini è un gesto di omaggio e solidarietà a Donald Trump che sulla stessa piattaforma, Parler appunto, si vede ospitato dopo che Facebook, Twitter e Amazon e tutti gli altri di quello che deve essere oppressivo pensiero unico hanno tolto dalle mani di Trump l’arma social. Tolta per evidenti motivi di ordine pubblico e salute pubblica.  Il caso vuole che il giorno dopo l’iscrizione di Salvini, Parler sia stato messo offline. Parler è offline.  Aggiornamento ore 11.15 Il social network conservatore Parler è stato messo offline, stando a quanto indica un sito specializzato di monitoraggio del web, all’indomani del monito di Amazon, Apple e Google con l’annuncio che non avrebbero più ospitato il social network sulle loro piattaforme.

Su Parler, insieme a Salvini…

Su Parler insieme a Salvini approda nello stesso giorno un report. Viene dalla Gran Bretagna. Vi si rivela che nel grande complotto internazionale diretto a spodestare Trump c’è un regista. E questo regista abita a Londra. Chi sia di preciso non si dice. Il governo conservatore di Boris Johnson? Ma non si erano scambiati elogi ed appoggi lui e Trump? Vai a sapere…O forse la Regina è il regista? In effetti Trump non le è mai stato simpatico. Comunque su Parler si apprende che a Londra era la centrale, la mente del complotto anti Trump.

A Londra la mente, a Roma il braccio.

Mente a Londra ma braccia operative ovviamente anche fuori della Gran Bretagna. Si apprende dunque su Parler che Sergio Mattarella, sì proprio lui, nella sua apparente mitezza è niente meno che un operativo, un agente ovviamente segreto della Gran Bretagna, o meglio della Gran Bretagna impegnata nel far fuori Trump dalla presidenza. Sergio Mattarella l’insospettabile  smascherato alfine su Parler: a complotto grande complici grandi, chi meglio di un Presidente della Repubblica?

Renzi e il satellite muta voti

La rivelazione che viaggia su Parler coincide, anzi allarga, il racconto già abbozzato sulla stessa piattaforma e che ha vasto e convinto pubblico tra il popolo pro Trump negli Usa (e pubblico ne ha evidentemente anche qui da noi). Come hanno fatto, come hanno rubato i voti a Trump? Ingenui e in buona fede militanti della varie milizie pro Trump di solito a domanda rispondono: il governo! Il governo ha rubato i voti a Trump! Poi, se ricordi loro che il governo è Trump, un po’ si confondono, molto si innervosiscono. Ma la rivelazione è giunta a toglierli dall’imbarazzo, la rivelazione appunto del satellite.

Ecco, è andata così: Obama telefona a Renzi. Hai un satellite? Me lo puoi prestare? Sai, mi serve, ma non posso usare quelli americani. Certo risponde Renzi, un satellite figurati se non ce l’ho e se non te lo presto. Adesso con uno dei miei satelliti ci sta giocando la Boschi, le dico di smettere, appena smette la partita te lo giro il satellite. Ma che ci devi fare? Lo puntiamo sul cervellone che conta i voti e mediante scatola comandi, ce l’hai la scatola comandi? Mediante scatola comandi cosa, che facciamo? Trasformiamo con impulso elettronico dal satellite i voti pro Trump in voti pro Biden. Galeotto fu Obama e Renzi acconsentì. 

Mattarella non solo sapeva tutto ma con tutta probabilità ha retto il gioco, non è forse lui il capo della Forze Armate italiane? Comunque, quando Renzi ha provato a trasformare i voti per gli altri in voti per i suoi candidati o si è fermato per paura di essere scoperto o è stato fermato proprio da Mattarella che non voleva venisse compromessa l’operazione satellite.

Parler, Salvini si fida

Parler, tutto questo e tanto di molto simile viaggia e si narra su Parler. Parler, piattaforma cui Salvini si iscrive perché la ritiene più affidabile, credibile e informata non solo dei “giornaloni” e delle tv del pensiero unico e mondialista, ma anche più attendibile e veritiera di facebook e tweet e altri che hanno tradito.

Articolo di Lucio Fero per BlitzQuotidiano.it

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