Imagoeconomica 1Vittorio Feltri cropNon abbiamo fatto in tempo ad appassionarci alle sorti di Vittorio Feltri a Libero, dove il nuovo direttore Sallusti pare che lo voglia cacciare, ed ecco che il decano dei giornalisti di destra ha già in testa un nuovo lavoro. Se lo eleggeranno – se – farà il capolista della Meloni al Consiglio comunale di Milano.  Niente male per un signore che ammette di non saper amministrare nemmeno un condominio, e che quindi si presta alle urne giusto per spostare un po’ di voti di Salvini e Berlusconi verso i Fratelli d’Italia, visto che alla sua età è improbabile che poi si voglia sbattere tra le commissioni e l’aula di Palazzo Marino. Ad avere uno spirito cinico, ci sarebbe da augurarsi che Vittorio nostro ce la faccia, così poi chissà che siparietti ci farà vedere, esattamente come il suo omonimo Sgarbi a Roma, con la differenza che almeno il critico d’arte si occuperebbe di cultura, sulla quale di certo sa che dire.

Ma guidare le città non è un gioco per prime donne della tv, e dietro le promesse elettorali ci sono i bisogni di milioni di persone, complesse macchine burocratiche da far funzionare, e una capacità non comune di arginare i farabutti pronti ad approfittarsi di qualunque cosa sia di tutti, e quindi – secondo loro – di nessuno.

Per questo i candidati delle destre in questo giro di elezioni – civici sconosciuti o personaggi puramente acchiappavoti – sono uno schiaffo ai cittadini. E la promessa che, dove vinceranno, le Giunte e i Consigli comunali saranno un gran casino. Chi pensa che già oggi siamo messi abbastanza male non si scordi che al peggio non c’è fine.

Articolo/editoriale di Gaetano Pedullà  per LaNotiziaGiornale.it 

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