conte rimprovera salvini“La nostra visione dell’Italia sotto molti aspetti coincide”. Matteo Salvini esce dalla consultazione con Mario Draghi visibilmente soddisfatto. La Lega di fatto si considera a bordo del governo, “senza veti”.  “Al centro del confronto – spiega il leader del Carroccio – ci sono stati sviluppo, imprese, crescita, cantieri e turismo. Noi non poniamo condizioni, a differenza di altri che dicono no a Salvini, alla Lega e ai sovranisti”.  L’ex ministro degli Interni lo ribadisce con forza: “Dalla Lega nessuna condizione su persone, idee e movimenti, perché l’interesse nazionale supera quello personale o di partito, in una crisi figlia del caos della maggioranza uscente noi cerchiamo soluzioni mettendo al centro lo sviluppo”. 

 “Dobbiamo condividere un pezzo di strada tutti insieme – sottolinea -, un pezzo di strada che evidentemente non sarà lungo. E poi torneremo a confrontarci alle elezioni. Ci confronteremo su sanità, lavoro e scuola, nessuno sogna di imbarcarci in una riforma epocale della giustizia, anche se ce ne sarebbe bisogno”.

Insomma, l’incontro meglio di così non poteva andare ma perché questa svolta improvvisa e per certi versi del tutto inaspettata da parte del leader leghista?

“Perché, senza ‘timbrare il cartellino’ ora, per Matteo non sarebbe stato possibile approdare in futuro a Palazzo Chigi”, spiegano dall’inner circle del Capitano. Insomma, l’operazione Draghi serve a Salvini per avere piena legittimazione agli occhi dei poteri forti nazionali e, soprattutto internazionali (Vaticano compreso), tanto più ora che il trumpismo è in via di estinzione e il partito cerca nuove sponde.

La Lega, dunque, partecipando al Governo Draghi vorrà dimostrare di avere senso istituzionale e capacità di governo: un modo anche per prepararsi a guidare il centrodestra da posizioni oltranziste e, soprattutto, per tranquillizzare grandi investitori e cancellerie internazionali, a cominciare da quelle di Parigi e Berlino.

In più, fanno notare le medesime fonti, Mario Draghi, mettendo in sicurezza il paese, toglierà le castagne dal fuoco a qualsiasi governo verrà dopo di lui.

Insomma, continuano da via Bellerio: “Matteo ha capito che soltanto dopo aver dato una mano a Mario Draghi potrà aspirare a guidare il Paese da Palazzo Chigi, magari ricevendo l’incarico proprio dalle mani dello stesso Draghi che nel frattempo potrebbe essere salito al Quirinale”. E farselo nemico non sarebbe certo stata una buona mossa politica.

Articolo di Marco Antonellis per TPI.it

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