RAGGI ANCORA SINDACA DI ROMA"Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io”. È un detto antico, frutto della saggezza popolare, che si attaglia alla perfezione a quanto già da tempo sta sperimentando sulla sua pelle Virginia Raggi in Campidoglio. Se è cosa ormai di dominio pubblico che la prima Sindaca di Roma è stata fatta oggetto in questi ultimi 3 anni di uno dei più feroci e pretestuosi attacchi mediatici e giudiziari (da cui è uscita indenne), che Italia ricordi, e parlo del giornalone unico e dei palazzinari romani che lo editano, della destra e di buona parte della sinistra, tutti uniti in una corrispondenza di amorosi sensi nel "dagli alla Raggi", forse non è altrettanto noto che da quando Virginia è salita in Campidoglio si è dovuta guardare le spalle: non solo dall'opposizione consiliare ma anche da un pugno di consiglieri del MoVimento che si sentono unici portatori dello spirito delle origini, soggetti che, alla notizia che Virginia si sarebbe messa in gioco per un secondo mandato, oggi sono definitivamente usciti allo scoperto. Personaggi che ad ogni pie' sospinto ogni giorno attaccano Virginia via social e, spesso, via stampa, rilasciando interviste a testate compiacenti a cui non pare vero di poterci mettere, come si usa dire in questi casi, il carico da 12. Ma cosa prude a questi signori?
Accusano la Sindaca di aver soffocato il dibattito interno, di aver adottato un sistema verticistico che non valorizza anzi, mortifica, le loro competenze e il loro impegno (è la stessa genia di mancate prime donne che ha fatto rischiare la scissione grillina nel Parlamento nazionale). Ma c'è di più, vai a scorrere i loro profili social, leggi i loro post degli ultimi mesi (ne leggi uno e li hai letti tutti) e tutto ti diventa più chiaro.
A partire da Enrico Stefano, uno che da anni si sente detentore di una visione illuminata di quale dovrà essere il futuro di Roma. In vista delle prossime comunali ha steso un post a penne unificate, denominato il "Piano di Roma", insieme a tutta l'allegra compagnia: Donatella Iorio e Marco Terranova, entrambi dimissionari dalla presidenza delle Commissioni capitoline, rispettivamente, urbanistica e bilancio per "motivi personali", Angelo Sturni, uno a cui piacerebbe candidarsi per Roma, Alessandra Agnello. In queste ore la fronda ha fatto un altro proselite, Simona Ficcardi, una che si dice delusa dal Movimento ma ci resta dentro, mica come il suo compagno in Regione Lazio, Marco Cacciatore che, armi e bagagli, si è trasferito al misto.
Ma che dice questo "Piano per Roma"? Auspica, in vista delle prossime comunali, di coinvolgere "le altre forze politiche e sociali in un progetto che metta al centro i temi" e, soprattutto, si augura un "Sindaco capace di unire, una figura terza di alto profilo istituzionale". Quindi, sottinteso, non la Raggi. E se ancora ci fosse qualche dubbio di interpretazione Donatella Iorio, proprio ieri, dalle pagine di Repubblica, ce lo ha tolto. Raggi ha ritirato la delega di vice sindaco all'assessore Bergamo e al suo posto ha messo il fedelissimo Pietro Calabrese? Lei non è d'accordo. E ancora: "la mia idea? Non coincide con quella della Sindaca. Si può replicare lo schema nazionale, l'alleanza fra Movimento e Pd anche a Roma" .
Ed è qui che casca l'asino: una fetta non trascurabile del MoVimento romano, compresi i 2 Assessori Bergamo e Cafarotti, rimossi dalla Raggi dalla Giunta in queste ore, in contrasto con l'indirizzo espresso dai vertici nazionali, a Roma vuole fare pastetta col Pd. Ne' Zingaretti ne' la Raggi a capo di Roma, ma una figura "di alto profilo istituzionale" di gradimento di entrambi gli schieramenti. Insomma andrebbero cercando un Conte versione territoriale, un simil Draghi riesumato da chissà che polverosa poltrona. Oppure, per molti, perchè escludere a priori un altro nome interno? Tipo l'ambiziosa Monica Lozzi, minisindaco del VII Municipio, una che la personalità di Virginia l'ha sempre sofferta e che oggi mette i like ai post in ciclostile della fronda Capitolina. Lungi dal dimettersi dall'incarico per cui ha preso i voti nel MoVimento, è un altra di quelli rimasti appiccicata alla poltrona e ha sposato la causa di un altro traditore, l'Italexit di Gianluigi Paragone.
Personaggetti (per dirla alla De Luca), a cui la ricandidatura della Raggi è suonata come un atto di superbia. È appoggiata dai vertici? Non importa, secondo le regole del MoVimento deve passare prima per le comunarie e mettersi in gioco come tutti gli altri del MoVimento che vorranno candidarsi. Come se ci fosse qualche dubbio che quella più votata sarebbe lei, Virginia Raggi. Anzi, mi auguro che si sottoponga al giudizio degli iscritti, così da metterli a tacere, i frondisti.
Da non sottovalutarli: un gruppetto composto da mezze figure che non tengono il confronto con Virginia Raggi, che Roma la sta ricostruendo dalle fondamenta con competenza, visione e determinazione, ma che in Consiglio comunale va cercando proseliti. In vista delle elezioni può diventare pericolosa, facendo mancare i numeri alla Sindaca.
Quello che difficilmente potrebbe riuscire ad improbabili avversari politici come il borioso Carlo Calenda o un riesumato destrorso come Guido Bertolaso, potrebbe riuscire a loro, il fuoco amico.
 
Articolo di Roberta Labonia  da Facebook

 

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