Bellavista ci ha lasciatoScrittore, conduttore, attore e regista. Difficile dare un’unica definizione di Luciano De Crescenzo che ci ha lasciato a prima di compiere 91 anni il prossimo 18 agosto. Ingegnere di formazione, è divenuto saggista esordendo con «Così parlo Bellavista» e ha scritto almeno 40 opere, fino all’ultima svolta da romanziere. Napoletano doc, nato nel 1928, nella sua prima vita è stato ingegnere elettronico e dirigente della innovativa Ibm, poi dagli Anni 70 ha iniziato la sua seconda vita da scrittore che lo ha portato a diventare un personaggio amato e popolare, partendo da apprezzato divulgatore di filosofia apprezzato, a cominciare dall’opera che lo ha reso celebre, quella «Storia della filosofia» pubblicata negli Anni 80. 

 

IL SURREALE E IL PARADOSSO DI «COSÌ PARLO BELLAVISTA»

Figlio di un fabbricante e negoziante di pellami, ha svelato negli anni e a modo suo, ogni dettaglio della sua biografia: dai genitori che si conoscono “in fotografia” grazie a una popolare sensale del tempo fino alle marachelle col compagno di scuola Carlo Pedersoli in arte Bud Spencer; dall’apprendistato nella ditta del padre ai brillanti studi in ingegneria idraulica passando per i giorni di guerra a Cassino. Con una scelta anticonformista, dopo aver fatto carriera da informatico alla Ibm, lascia il lavoro e si dedica alla scrittura usando le armi del surreale e del paradosso in Così parlo Bellavista (1977).

BENIGNI, ARBORE E IL PAP’OCCHIO

Lo scopre Maurizio Costanzo che lo trasforma in opinionista nel suo programma di successo «Bontà loro». La simpatia bonaria del personaggio, la complicità con il conduttore e l’oggettivo successo delle qualità narrative di De Crescenzo portano il libro a vendere oltre 600mila copie e l’autore a ripetere il suo “doppio” letterario in nuove storie mentre la passione per il cinema e la frequentazione della tv lo incitano a passare dietro la macchina da presa. Avverrà proprio con Bellavista nel 1984 ma prima, con la complicità dell’amico Roberto Benigni e poi con la guida di Renzo Arbore, mette a fuoco le sue doti di attore e improvvisatore ne Il Pap’Occhio (1980) per poi ritrovare gli stessi amici tre anni dopo in FF.SS sempre con la regia di Arbore. Nel 1984, Luciano si mette in proprio adattando per lo schermo Così parlò Bellavista seguito nell’85 da Il mistero di Bellavista.

«CROCE E DELIZIA», L’ULTIMA OPERA DA REGISTA

Sono commedie di buon successo ma in fondo non soddisfano la passione del divulgatore culturale che è in lui e che si sfoga invece in una lunga serie di best seller tra la narrativa, la barzelletta e la saggistica, attingendo sempre più spesso agli umori della cultura partenopea e al mito della Magna Grecia. Proverà a coniugare le sue passioni più sofisticate nel surreale 32 dicembre del 1988 che è un trattatello a episodi sulla relatività del tempo ispirato a un’altra delle sue prove letterarie: I dialoghi di Bellavista. Luciano De Crescenzo firmerà il suo ultimo film, e il più personale, nel 1995 con una delle amiche più care, Isabella Rossellini, e Teo Teocoli: Croce e delizia.

Articolo di Lettera43.it 



 

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